Economia
12 Febbraio 2024Le prospettive per il 2024 restano incerte. Bisognerà investire sul lusso?
Nel quarto trimestre del 2023 il PIL italiano è stimato quasi fermo, dopo il +0,1% nel terzo: sia i servizi che l’industria restano deboli. Il rientro dell’inflazione aiuta, ma i tassi di interesse resteranno ai massimi ancora per alcuni mesi e il credito è troppo caro. Gli scambi mondiali e l’export italiano mancano di vero slancio, a causa di guerre e incertezza. Il costo di gas e petrolio non si è impennato ma resta ancora piuttosto elevato. Continuano a frenare lentamente i prezzi alimentari (+5,8% da +6,3%) e questo favorisce indubbiamente una ripresa che però è lenta.
Tra luci e ombre anche il settore dell'industria: dopo il terzo trimestre appena positivo, metà dei settori appare in calo (tessile -11,3% tendenziale) e metà cresce (farmaceutica +10,4%). A novembre nella manifattura il PMI è sceso (44,4 da 44,9), ma la fiducia delle imprese mostra un recupero (96,6 da 96,1). Non c'è una reale spinta del mercato del lavoro e ciò limita i consumi delle famiglie che registrano una frenata.
A tenere a galla l'economia italiana è specialmente il turismo. Il contributo portato dagli stranieri in tal senso è risultato cruciale: a settembre si è registrato un +11,8% sul 2022. Il dato, se paragonato ai livelli pre-pandemici, mostra un +24,5% sul 2019, in cui però rientra anche l'aumento dei prezzi dei servizi turistici pari a circa il 6,0% nell'anno da poco concluso. Complessivamente, a fine 2023, gli introiti dal turismo straniero hanno oltrepassato i 50 miliardi di euro, superando ampiamente i 30 miliardi relativi al turismo italiano all’estero.
Nel 2023 un ruolo decisivo nella ripresa del turismo lo ha svolto il decumulo di extra-risparmio messo da parte durante la pandemia. In Italia, la propensione al risparmio delle famiglie è stata ben sotto i livelli pre-Covid, registrando un 6,7% nel 1° trimestre e un 6,3% nel 2° (contro l’8,2% in media nel periodo 2015-2019). Anche all’estero le famiglie hanno decumulato risparmio, spendendolo in patria, ma anche in Italia e altrove, per viaggi e gite turistiche.
I risparmi in eccesso, italiani ed esteri, hanno così alimentato la spesa per i servizi in Italia, che è aumentata in tutti e tre i trimestri del 2023: +0,4% nel 1°, +2,4% nel 2° e +1,4% nel 3°. Tale espansione sembra riflettere, in particolare, un supporto più consistente proveniente dalle famiglie più abbienti, che sembrano aver aumentato la propria propensione marginale al consumo perché più in grado di finanziare la spesa per il tempo libero, avendo accumulato più risorse “extra” durante la pandemia.
L’ottima performance turistica si è riflessa nel settore alberghiero italiano, che ha beneficiato di un vero e proprio boom. Il fatturato dei servizi di alloggio, che è andato meglio del totale dei servizi, già nel 2022 si collocava sopra i valori pre-pandemia e ha proseguito la crescita quest’anno: +28,8% nel 3° trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui +7,1% rispetto al 3° 2022. Sembra perciò essere tornato l’ottimismo tra le imprese del settore dell’ospitalità: secondo il Barometro di Booking, il 41% degli albergatori italiani prevede che il 2023 sia l’anno con il fatturato più alto di sempre.
Nonostante ciò però, le prospettive per il 2024 iniziato da poco più di un mese restano incerte. Il ritorno sulla traiettoria di crescita pre-pandemia potrebbe essere ritardato dalla fase di stagnazione che coinvolge l’economia italiana e mondiale. Decisivo sarà cogliere i cambiamenti in atto nel settore, che le imprese italiane sembrano aver ben individuato: preferenze dei viaggiatori più orientate ad esperienze di lusso (+57% nell’ultimo decennio il numero di alberghi a 5 stelle); nuove destinazioni e cambiamento climatico; nuove tecnologie “virtuali”, per preparare (sostituire?) i viaggi “in presenza”.
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