02 Aprile 2012

Il fenomeno de "L’acqua del Sindaco"


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C’è un fenomeno in Italia di cui non si parla abbastanza che riguarda molto da vicino il settore horeca e nello specifico i grossisti di bevande e i loro interessi.

E’ il fenomeno sempre più diffuso della cosiddetta “Acqua del Sindaco” e degli “Erogatori di rete”.

Per i pochi che non dovessero sapere, l’acqua del Sindaco altro non è che l’acqua del rubinetto o se vogliamo quella che sgorga dal pubblico acquedotto. Le diatribe stanno nel fatto che negli ultimi anni una campagna di comunicazione di chiara matrice “ambientalista” sostiene e suggerisce agli italiani (che ricordiamo è un popolo di bevitori d’acqua minerale con un consumo annuo pro capite di Lt. 186) di bere acqua del rubinetto piuttosto che acqua minerale imbottigliata dalle centinaia di sorgenti attive in Italia.

Come viene motivata questa richiesta e/o pretesa? Innanzitutto affermando che l’acqua del rubinetto, magari trattata con speciali filtri, è sicuramente buona.

In secondo luogo perché, consumando meno acqua minerale imbottigliata si contribuisce a non inquinare:  meno bottiglie, uguale meno Pet in discarica. Terzo, perché l’acqua minerale, dalla fonte al consumatore, a volte compie migliaia di chilometri per essere trasportata e quindi, sempre secondo i sostenitori de l’acqua del Sindaco, con consumi di carburante, inquinamento e via discorrendo.

Un’acqua piena di dubbi - Ma per usare un’espressione appropriata va detto che queste teorie fanno acqua un po’ da tutte le parti. Primo perché l’acqua del rubinetto non può certo competere in termini di qualità con un’acqua minerale imbottigliata con tutti i crismi e i possibili controlli alla sorgente. I filtri, poi, a che servono?  Per Ettore Fortuna presidente di Mineracqua non se ne comprende la funzione perché, se l’acqua del rubinetto è già potabile che senso ha filtrarla? Inoltre se agli stessi filtri non viene garantita una perfetta manutenzione si corre il rischio di compromettere definitivamente la potabilità dell’acqua del rubinetto. Tale pericolosa possibilità è stata inoltre recentemente evidenziata dalla Procura di Torino e dal PM Guariniello secondo il quale, analisi alla mano, i filtri sono inutili e talvolta peggiorano la qualità dell’acqua.

Sempre secondo Ettore Fortuna questo pericolo è possibile anche nelle cosiddette “Casette del Sindaco”, ovvero gli “Erogatori di rete”, praticamente delle fontanelle alle quali sono stati applicati i famigerati filtri.

Queste casette, dalle quali è possibile spillare acqua liscia o gasata a poco prezzo, stanno sorgendo come funghi in special modo nei piccoli comuni del Nord Italia.

Ma forse i cittadini, che utilizzano per uso alimentare questi erogatori, non sanno che se putacaso i filtri di queste fontanelle non hanno ricevuto la giusta manutenzione (il che non è da escludere) e insieme all’acqua spillano anche un po’ di germi (il che è sicuro se i filtri sono sporchi) l’acqua che con modica spesa avranno ingerito potrebbe anche causare effetti indesiderati. Ebbene, se questi bevitori hanno male al pancino non potranno prendersela con nessuno. A differenza dell’acqua minerale la quale, con tanto di etichetta ha dietro una fonte, quanto meno un’azienda e quindi un responsabile.

Gli interessi dei grossisti - E’ chiaro che questi consumi vanno ad erodere poco alla volta le quote di acqua minerale. Quote che, sebbene ancora minime, stanno crescendo. E, considerando che la distribuzione dell’acqua minerale è uno dei settori in cui i grossisti sono parecchio impegnati  e opportuno che sappiamo esattamente la verità sull’acqua del sindaco e gli erogatori di rete. Informazioni utili, sia per difendere i propri interessi, sia per informare compiutamente i propri clienti sul fatto che l’acqua del rubinetto trattata con i filtri non è minimamente paragonale all’acqua minerale.

L’acqua di rubinetto servita al ristorante - Il fenomeno, oltre che incidere sui consumi domestici di acqua minerale sta cominciando a rosicchiare anche quote nell’Horeca. Il sistema è lo stesso: il ristoratore compra un filtro piuttosto che una specie di kit (una sorta di depuratore) e propina, a pagamento, ai  suoi clienti l’acqua del rubinetto servita in delle brocche. Quasi mai informa compiutamente sulla provenienza dell’acqua servita mentre sarebbe tenuto per legge a precisare:”Gentile Signore, per accompagnare la sua cena posso servire dell’acqua di rubinetto refrigerata e, se vuole, gassata?" Perché a una domanda del genere la risposta sarebbe di certo: no, con il rischio di vedere il cliente girare sui tacchi e uscire dal ristorante. E allora che fanno taluni ristoratori: spillano acqua trattata con filtro, la imbottigliano in graziose bottiglie e la servono al tavolo con etichette di fantasia.

Altra magagna: tale operazione infatti è per legge assolutamente vietata, per imbottigliare liquidi alimentari bisogna essere dotati di apposite autorizzazioni che quel ristorante difficilmente ha.

Inoltre questi ristoratori forse non sanno, ed è opportuno che il distributore li informi, che imbottigliare abusivamente comporta delle pesanti sanzioni e che quindi, il gioco, alla fine, non vale per nulla la candela.

Lo studio di San Pellegrino- Che poi non ne valga la pena lo ha anche appurato un apposito studio della San Pellegrino che ha stabilito come l’acqua minerale, oltre a dare sicuramente immagine e distinzione al locale fa anche guadagnare. Secondo lo studio infatti, quel ristoratore che serve ai propri clienti acqua di rubinetto trattata rinuncia mediamente a un guadagno extra di 8.500 € all’anno. Una bella sommetta non c’è che dire: se alcuni ristoratori facessero meglio di conto si guarderebbero bene dal propinare ai loro clienti, insieme al loro prelibato piatto della casa, acqua di rubinetto appena sgorgata.

Giuseppe Rotolo

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