Tra le piacevolezze del mio lavoro esiste quella di dover girare per incontrare Aziende di Distribuzione in ogni angolo d’Italia con l’obiettivo di conoscerne l’efficienza, il grado di evoluzione, il tipo di organizzazione.
Ancora nell’ultimo decennio del secolo scorso non era facilissimo averne notizia e poi scoprire l’esistenza di imprese grossiste perfettamente strutturate: oggi di queste realtà è ben guarnito prioritariamente il mercato del Nord, ma di poco meno quello del Centro e del Sud. Anche in termini di fatturato la crescita è evidente.
Di contro un numero non trascurabile di Grossisti ha ceduto l’Azienda o semplicemente si è ritirato dall’attività. Fatto del tutto fisiologico che ha contribuito positivamente a rendere meno numeroso e più moderno il popolo della Distribuzione Indipendente.
Nei tempi andati dal pulpito dell’Industria proveniva la seguente raccomandazione: ”Grossisti strutturatevi, datevi un’organizzazione di tipo industriale, assumete per quanto possibile una mentalità manageriale.
In questo modo sarete appetiti dai Produttori e con gli stessi diventerete veri partner”. Nulla di meno vero.
Per ragioni impossibili da comprendere, l’Industria Leader non ama il Grossista.
Lo cerca e lo sfrutta, ma non lo stima. Meglio un “ribaltatore” uso a vivere ai limiti del legale di un’Azienda con trent’anni di tranquillo sviluppo e di successi.
Meglio riversare a qualsiasi prezzo il carico di qualche decina di TIR sugli scaffali della DO o dei C+C piuttosto che concordare con una rete di Distributori una significativa promozione contraddistinta dai crismi del marketing.
Ovvio che il distributore intelligente si difenda concentrando la sua attenzione su Marche di assoluto
valore purché non egemoni nel territorio. Indirettamente sono gli stessi Produttori Leader a creare le condizioni per far crescere i loro concorrenti. Più irrazionali di così!
Franco Marini
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