Nel 2008, da uno studio scientifico condotto in Francia dall`università della Bretagna del Sud, si è evinto che il numero di consumazioni aumentava a seconda del volume nel locale. Risultato: a 72 decibel gli avventori ordinavano in media 2,6 drink e impiegavano 14,5 minuti per finirne uno; alzando gli altoparlanti a 88 decibel percepiti dall`orecchio, i drink diventavano 3,4 e i minuti per finirne uno scendevano a 11,5. Senza contare, poi, il boccone masticato al ritmo di musica: una ricerca del 1985 della Fairfeld University del Connecticut, aveva dimostrato come aumentando i bpm (beats per minute) delle canzoni ascoltate, i clienti finivano i loro piatti più velocemente e, ipoteticamente, ordinandone ancora per poter prolungare la propria permanenza nel locale.
In molti casi, la mossa di alzare il volume e aumentare il ritmo è una tecnica per assicurarsi una clientela giovane, soprattutto nei nightclub e nei negozi per giovani. A New York lo fanno nei bar, nei club e nei ritrovi da happy hour con dj set di Manhattan: per scongiurare orde di ultra trentenni con voglia di chiacchierare e riempire, invece, il locale di ventenni più vogliosi di consumare un drink dietro l`altro, alzano il volume. Per fortuna però, non funziona così ovunque e restano, nella Grande Mela, ristoranti e bar dove la musica continua a essere un sottofondo lontano, e l`aperitivo scorre lento tra una chiacchiera, un sorso e una battuta.