È stato di recente presentato, da Davide Campari, il rendiconto della gestione del griuppo Campari al 30 settembre 2012. I primi nove mesi dell’anno in corso, che sta per concludersi, sono stati caratterizzati da un andamento che ha cambiato rotta proprio nel mese di settembre, fra variazioni delle condizioni di mercato e dei consumi interni. Tuttavia, l’azienda registra dati molto positivi in Brasile e nel Nord America, mercati in crescita, in cui l’azienda ha ben saputo portare avanti politiche di marketing a favore della fidelizzazione al brand.
L’azienda, si legge in una nota, ritiene che "l’andamento del business in Italia continuerà a essere volatile". A causare un clima di sfiducia nel consumatore e una minore propensione al consumo è il minor potere di acquisto, dovuto dalla crisi economica e dalla conseguente disoccupazione, ma anche dall’ incremento delle tasse e da un clima di incertezza generale, economica e politica.
Ma se l’Italia è un mercato poco florido, ci sono mercati che controbilanciano e permettono all’azienda di crescere nell’export: cresce la domanda in Nord America, in Asia (Pacifico), in Brasile e in Germania, mentre si riassesta il mercato russo.
Campari però, va sottolineato, non abbandona i suoi investimenti in Europa: nonostante il quadro negativo economico l’azienda continuerà a spingere i suoi prodotti, molto fiduciosa. In particolare nel medio termine Campari si aspetta "che la solidità del portafoglio di aperitivi lunghi rimanga inalterata anche nella sfavorevole congiuntura economica in Italia ed Europa".
Stando ai numeri diffusi, le vendite dei primi nove mesi del 2012 sono state buone, pari a 931,6 milioni (+4,8%). Il margine lordo è stato di 546,8 milioni, in crescita del 4,9% e pari al 58,7% delle vendite. I costi di struttura, per le organizzazioni commerciali e amministrative, sono cresciute del +9,7%, cioè sono stati pari al 17,9% delle vendite, in un’ottica di rafforzamento.
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