È dell’associazione Anmil la notizia che, nel nostro Paese, i titolari di aziende legate a ristorazione e ricettività sono in aumento. L’affermazione deriva da un’elaborazione, fatta dall’associazione stessa, degli ultimi dati Inail: dallo studio dei numeri emergerebbe che, fra alberghi e ristoranti, sono 270 mila gli esercizi con titolare straniero. Un terzo del totale sono donne. La nazionalità più “attiva” è quella cinese (un terzo delle aziende è condotta da imprenditori cinesi, in altre parole i cittadini cinesi detengono il 33% di tutte le imprese amministrate da immigrati).
Se guardiamo alle singole regioni, possiamo prendere ad esempio la Lombardia nella quale circa un quarto degli alberghi o dei bar è gestito da persone immigrate; nel Lazio la percentuale di immigrati titolari di attività ristorative o alberghiere è del 12%; nel Veneto dell’8%.
Stando ai commenti degli esperti tale situazione economico-demografica è dovuta al fatto che “la maggiore disponibilità da parte di particolari comunità straniere ad avviare un’attività a diretta gestione familiare consente un importante risparmio di costi”.
Dunque, gli stranieri sono pronti a investire, lavorare sodo concentrando risorse e spese in famiglia. In questo periodo di crisi economica il giro d’affari mosso in Italia da alberghi, bar, ristoranti e pizzerie è pari al 10% del Pil; non solo: il settore dà lavoro a oltre 2 milioni di persone: 800mila direttamente, le altre nell’indotto. Le imprese distribuite sul territorio nazionale sono circa 300.000, il 50% al Nord, il 22% al Centro, il restante 28% al Sud e nelle Isole.
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