Apriamo una nuova rubrica nella quale dare periodicamente voce agli operatori Horeca. Cominciamo con Paola Giacchero della Bevingros, azienda di distribuzione con sede a Spinetta Marengo (AL), associata al Consorzio Nazionale Distributori Horeca.it. Paola Giacchero, mix di grinta e dolcezza, determinazione e savoir faire, fra le altre cose è anche parte del consiglio nazionale di Italgrob.
-Buongiorno Paola, che aria tira dalle sue parti?
«Non proprio bella, devo dire: un po’ la primavera che tarda a venire, un po’ la crisi che non molla e mettiamoci pure gli inconcludenti balletti della politica tutti insieme formano un mix micidiale che pesa enormemente sulla nostra economia e di riflesso ovviamente anche sul nostro settore».
Ma come, ho appena letto un’agenzia nella quale si dice che, in questi primi mesi, ad Alessandria e provincia, nel campo Horeca si registra un aumento di consumi dell’1,5%...
«Non so da dove possono venir fuori questi dati. Noi che siamo giornalmente sul mercato, a diretto contatto con gli esercenti, abbiamo numeri e soprattutto sensazioni diverse».
Quindi negativo. Ma ha fiducia per il futuro?
«Certo, fiducia sempre. Guardare avanti, la crisi passerà, ma l’occasione non va sprecata».
In che senso non va sprecata?
«Nel senso che non bisogna aver paura di leggere la crisi, di capire il cambiamento, anzi, compiere ora il massimo sforzo innovativo e organizzativo. Se sapremo fare questo, l’attuale criticità potrà rappresentare un’opportunità… da non sprecare, appunto».
Lei ritiene che i distributori italiani sapranno cogliere questa opportunità, o questa crisi provocherà una dura selezione?
«Io ho fiducia. Nonostante il momento sia cruciale, nei tanti e diversi momenti di confronto che ho con i miei colleghi, dalle riunioni del Consiglio Italgrob fino agli incontri in occasione dell’International Horeca Meeting di Roma, ho registrato una precisa e determinata voglia di fare e di guardare avanti. I distributori italiani hanno testa e cuore, sono certa che reagiranno mettendo in gioco le loro qualità migliori».
Però, mi consenta una polemica: in un recente consesso, i distributori sono stati definiti dei “primitivi”. Ci sono ancora operatori preistorici fra di voi?
«Guardi, non penso proprio che la categoria sia allo stato primordiale. Non siamo più raccoglitori di bacche o di ordini, faccia lei; ci siamo evoluti e molto. Certo, di strada ce n’è ancora da fare, ma non è questo che spaventa. Quello che spaventa, e mi preoccupa, è sapere che ci sono contesti nei quali si fanno certi ragionamenti».
Perché li fanno?
«Probabilmente perché non ne hanno di migliori da fare».
Va bene, d’accordo, forse si è esagerato, ma non c’è nulla nel quale il distributore deve migliorare?
«Migliorare si può e si deve sempre. Ritengo che, a parte il sano orgoglio che appartiene alla categoria, c’è l’assoluta consapevolezza che va compiuto il massimo sforzo per crescere e migliorare ancora. Auspico che tale cognizione sia condivisa anche dagli altri operatori della filiera».
Anche dall’industria?
«Certo, la condivisione di un percorso, la piena presa di coscienza che senza la figura, il ruolo e il lavoro del distributore di bevande, che offre servizio e competenza, non è possibile far evolvere il mercato del fuoricasa, dev’essere fatta anche dai produttori».
E le annose problematiche sul prezzo? Intercanalità e cose di questo genere?
«Il prezzo è importante, ma non è tutto. Lo dicevo prima, ritengo sia fondamentale condividere una strada da percorrere insieme, fissando comuni obiettivi e nel pieno rispetto di ruoli e competenze. Una volta stabilite queste regole, le condizioni economiche sono una conseguenza logica.
Associazionismo e cooperazione fra grossisti, cosa si deve fare ancora?
«Tantissimo. A tal proposito Italgrob ha idee e progetti precisi. Stiamo già facendo bene, vedi l’International Horeca Meeting, vedi le diverse e concrete opportunità che quest’anno saranno offerte ai soci, ma c’è ancora da fare. Molto dipende dal gruppo dirigente della Federazione a cui va dato atto del buon lavoro che sta compiendo, ma molto dipende anche dai distributori italiani: scegliere di essere parte di Italgrob è un passo necessario e decisivo per rendere più forte la base sociale e, di conseguenza, la categoria che rappresenta».
Torniamo a ragionare sulla crisi: il momento è critico, ma non è ancora più complicato per una donna che si occupa di distribuzione di bevande? Un lavoro che nell’immaginario è sempre accomunato alla figura maschile?
«Ritengo che non ci possa essere alcuna differenza fra uomo e donna, nè tantomeno in questo lavoro. Poi, per quanto mi riguarda, nessun problema, questa attività è una tradizione di famiglia, per me occuparmene è un fatto del tutto naturale».
Quindi, lei è per le quote rosa anche nell’Horeca?
«Assolutamente sì. Ribadisco il mio orgoglio di donna impegnata nella distribuzione, così come essere parte del Consiglio Nazionale Italgrob. Ma, non sono un’anomalia, per nulla! Conosco e apprezzo tante colleghe impegnate come me nelle aziende di famiglia che svolgono con grande diligenza il loro lavoro. E poi, registro anche da parte dell’industria una sempre maggiore attenzione verso le donne che sempre di più occupano ruoli d’impegno e responsabilità che prima erano ad appannaggio dei soli maschietti».
Certo non è facile, per una donna, gestire famiglia, figli e lavoro…
«No, non lo è per nulla. Ci tocca lavorare il doppio».
Ma, mi tolga una curiosità: qual è il suo primo pensiero al mattino. Famiglia o lavoro?
«Famiglia e affetti».
E l’ultimo pensiero prima di andare a nanna?
«Sempre famiglia e affetti».
Allora, questo mestiere lo fa a tempo perso?
«Ma quale tempo perso! Ci dedico anima e corpo, quando solo a lavoro sono concentratissima, ma quando sono a casa è giusto che faccia mamma e moglie. Ripeto, alle donne tocca lavorare il doppio. Ma, non mi lamento».
Ok, mettiamola in un altro modo: da uno a dieci, quanto le piace fare il suo lavoro?
«Dieci!».
Vorrebbe che, un giorno, lo facesse anche sua figlia?
«Perché no! Magari dopo aver frequentato un bel corso Horeca Distech. Vorrei dire ai nostri giovani che la nostra non è un’attività fatta solo di distribuzione e consegne. Non siamo e non vogliamo essere dei facchini. Il fascino della distribuzione Horeca è quello, ad esempio, di sapere di vino, capire di birra; la qualità di un distributore sta, soprattutto, nel saper suggerire ai propri clienti assortimenti funzionali alle loro esigenze e, lì dov’è possibile, seguirli e indirizzarli nelle loro attività. Ma, oltre queste competenze, la ricchezza del nostro ruolo nel contesto della filiera, è anche quello di capire e leggere il cambiamento di gusti e consumi, avere competenze e capacità per ricercare e offrire quei prodotti in linea con le tendenze e l’evoluzione del consumatore. È questo, secondo me, il ruolo del distributore. Se non è un bel lavoro questo!».
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