16 Aprile 2013

Cambio quindi Cresco


Dice un vecchio proverbio: "chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova". Della serie, non cedere mai il certo per l’incerto, non rischiare oltre il necessario se non sai dove vai a parare. I detti popolari, frutto di saggezza ed esperienza, dovrebbero non sbagliare mai, ma questa volta permetteteci di dissentire.

Andare sempre nella medesima direzione, inchiodati nella stessa posizione, reiterare gesti e comportamenti, non sempre è opportuno. Specie se parliamo, come in questo caso, di beverage, distribuzione e Ho.Re.Ca..

Il consumatore è più attento. Prendiamo ad esempio il settore della ristorazione extradomestica che muta e si evolve alla rapidità della luce. In Italia, negli ultimi anni il settore ha vissuto una specie di rivoluzione. Anzitutto l’ha fatta il consumatore che, gravato dalla crisi, ha messo in atto nuovi e più sparagnini comportamenti di acquisto. Ora quando decide di entrare in un ristorante o una pizzeria fuorviato dalle ristrettezze ha inasprito il suo comportamento. Pretende il massimo del servizio e della qualità e vuole spendere poco: consulta il menù con la perizia di un commercialista e comanda lo stretto necessario alla portata della sua tasca. Questa taccagneria significa, per i ristoratori, una netta riduzione del giro di affari. Se poi a questo aggiungiamo che l’offerta è cresciuta a dismisura, nel senso che negli ultimi anni si è assistito all’apertura di tanti nuovi locali (troppi) che hanno ulteriormente frammentato il monte spesa degli italiani, la rivoluzione si è definitivamente compiuta.

A questo punto torniamo al dilemma: lanciarsi sulla strada nuova o rimanere incatenati alla vecchia con tutti problemi che abbiamo visto?

 

Obbligati a cambiare registro. Noi non avremmo dubbi: cambiare, cambiare, cambiare. Convinti che il cambiamento non rappresenta una minaccia bensì un’opportunità nella quale misurare ogni possibile competenza. Vale per tutti, e vale anche per chi si occupa di Ho.Re.Ca. Siamo a conoscenza di bar, ristoranti e pizzerie che pressati dalla crisi hanno avuto la forza e il coraggio di mettersi in discussione, rivisitando profondamente il loro modo di operare e imboccando così una strada nuova. Una strada virtuosa dove le pietre miliari sono: innovazione, professionalità, capacità di coordinare e motivare i propri collaboratori, certosino controllo della gestione, qualità totale nell’offerta, valorizzazione delle tipicità locali, attività di marketing sul proprio territorio e soprattutto prezzi equi, tarati sulle specifiche esigenze della propria clientela. Insomma una serie di iniziative, di piccoli e grandi cambiamenti capaci di fronteggiare le criticità e, per di più, creare valore.

E i grossisti invece? Alla stessa stregua, i medesimi ragionamenti, si possono paro paro fare anche per chi si occupa di distribuzione. Anche in questo caso i problemi non mancano: l’impatto dell`Art 62, che ha ancor più ingessato la liquidità circolante, il paradosso di un calo di consumi da un lato e la pressione delle aziende produttrici dall’altro che spingono per centrare gli obiettivi di vendita. A ciò aggiungiamo le problematiche relative all’intercanalità ed ecco che la confusione è totale. E allora, che fare? Anche in questo caso cambiare registro: assortimenti più in linea con il proprio business, una maggiore attenzione al portafoglio clienti senza aver paura di dire di no, “non posso darti la merce se non sistemiamo le vecchie partite” Un’impeccabile controllo della gestione e poi occhio alla logistica. Lo sapevate che una scientifica organizzazione della logistica può consentire economie fino anche a un 10%? In taluni casi, se non è possibile aumentare il proprio giro di affari, agire sui costi è puro guadagno.

Cambiare per crescere è questa, dunque, la strada. Non si deve aver paura ad imboccarla, conduce dritto nel futuro.

MM

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