Cosa preoccupa le aziende impegnate nella trasformazione di prodotti food & beverage e cosa i loro clienti? Domanda non banale, dietro la quale si cela l`importanza delle priorità date dai protagonisti della filiera, la filosofia aziendale e la "pressione" che essi hanno dal basso, cioè dal consumatore finale.
A svelare la scala di attenzione ai vari fattori di produzione è una recente indagine Dnv Business Assurance e Gfk Eurisko, indagine condotta coinvolgendo circa 500 professionisti di importanti aziende in Europa, Nord America, Sud America e Asia. Il primo commento che emerge leggendo i dati è che, fra le preoccupazioni delle aziende la primissima riguarda la sicurezza alimentare.
Per il 63% degli intervistati, infatti, la sicurezza alimentare è "l`area più vulnerabile nella gestione della filiera", nonché l’area più considerata dai loro clienti. Grandi, come piccole imprese - dice l`indagine - ritengono che l’impegno nella prevenzione e gestione dei rischi lungo la filiera produttiva sia il primo obiettivo aziendale, tant’è che tale gestione è fase integrante delle strategie di aziendali, aspetto che di riflesso diventa un fattore di qualità rispetto a certa concorrenza.
Ritornando ai numeri, "sicurezza alimentare" (63%) e "qualità" (54%) sono le aree di maggior difficoltà di gestione che però sono anche le più soggette a ricevere gli sforzi delle aziende. Altri fattori, nella filiera produttiva, ritenuti di compessa gestione, ma in maniera inferiore, sono "il rischio finanziario" (38%), "il rispetto di leggi e regolamenti" (35%), l’ambiente (29%). "Relazioni con le comunità" (10%) ed "etica" (8%) chiudono la lista degli interessi delle aziende.
Abbiamo detto che la ricerca coinvolge più paesi. Guardando all’Italia è il fattore "qualità" al primo posto della lista delle priorità, seguito dalla preoccupazione per i rischi finanziari. La sicurezza alimentare desta meno problemi, probabilmente per la rigorosità delle leggi nazionali. Per gestire il rischio le aziende food & beverage mettono in atto diverse manovre, mixandole: escludono fornitori provenienti da aree sensibili (in particolare le aziende più piccole si muovono su questa linea), diversificano i fornitori, promuovono attività di sviluppo dei propri fornitori, mettono in campo attività di assessment, si certificano presso controllori qualificati.
Le aziende che usano queste strategie dicono di averne beneficiato, con un miglioramento della qualità del prodotto (74%) del vantaggio competitivo (51%), e della reputazione di marca (42%). I costi sostenuti sono poi pagati dai riscontri positivi del mercato.
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