Quanto è difficile essere la moglie di un distributore? Come coniugare il tempo da dedicare alla famiglia con un lavoro così impegnativo e stressante? Lo racconta in questa lettera, che riceviamo e volentieri pubblichiamo, la signora Teresa Tomasoni Razzi, della Ditta Canale dei F.lli Razzi a Lonato del Garda (BS).
«La vita della moglie di un rivenditore di bevande? Non c’è problema, è la mia vita!», mi sono detta quando mi è stata fatta la proposta di scriverne. E, davanti allo schermo del mio portatile, mi sono ritrovata a frugare fra i ricordi, a risalire ai primi momenti in cui le "bevande" sono entrate a far parte dei nostri 40 anni di vita insieme.
L’iniziale attività di ristorazione sulle sponde del Lago di Garda andava bene, dava molte soddisfazioni, ma era limitata al periodo estivo perciò, quando il nostro fornitore di bevande ci ha proposto di rilevare la sua azienda, non ce la siamo sentita di rifiutare: era l’occasione buona per intraprendere una nuova strada. Partenza da quota zero lire, tanti locali e campeggi da servire lungo la sponda del lago, attività di imbottigliamento compresa nel pacchetto acquisito, entusiasmo da condividere con la famiglia.
Quanti sabati, quante domeniche a controllare il macchinario per l’imbottigliamento delle "spume": bottiglie perfettamente pulite, imbottigliatrice, tappatrice, etichettatrice... un panino e avanti, il lavoro aveva la priorità. Ogni inconveniente, piccolo o grande, veniva affrontato con slancio. Però, che soddisfazione quando il lunedì mattina i "tigrotti" erano carichi e si poteva provvedere alle consegne! Con il matrimonio, la nascita dei figli, la famiglia numerosa, l’ufficio, il peso del lavoro in proprio, non sono mancati certamente i momenti di sconforto, qualche volta anche la tentazione di mollare tutto davanti a tante difficoltà nel recuperare i crediti per far fronte alle spese.
L’aver condiviso con mio marito questa attività fin dall`inizio, mi ha consentito di parteciparne più intensamente: con la pazienza per fortificare, con i consigli per illuminare le incertezze, con l’istinto di donna per smussare le divergenze. D’altra parte, già solo sposare un uomo e vivere con lui tanti anni è un’impresa, un’avventura meravigliosa, una sfida che si può affrontare solo se ognuno fa la sua parte: l’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza, la donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio, come saggiamente insegna Costanza Miriano nel suo rivoluzionario "Sposati e sii sottomessa" (se ne consiglia la lettura). Con che entusiasmo preparavo la valigia per il viaggio che qualche azienda offriva e ci consentiva una pausa di riposo nel ritmo dei giorni e delle stagioni (la mia vicina di casa mi assicura, lo ricorda benissimo, di non aver mai sentito espressioni di entusiasmo uscire dalle mie labbra prima di ogni mia partenza: l’angoscia di lasciare i figli a casa - seppure in mani più che sicure - superava di gran lunga ogni sentimento che allora manifestavo).
Quante amicizie sono nate e cresciute con agenti, capoarea, direttori di aziende, attorno al grande tavolo della nostra cucina: ci è sempre piaciuto condividere il pranzo, le confidenze, i viaggi e tante relazioni che negli anni si sono consolidate. E anche ora che i figli si sono inseriti nell’azienda, certo non si allenta l’impegno dei “vecchi” che con la loro esperienza sostengono il cammino.
Teresa Tomasoni Razzi
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