Si fa un gran parlare in questi giorni, tanto per cambiare, dell’Art. 62. Dopo averlo tanto atteso per porre freno al problema del credito (che affossa e continua ad affossare le aziende commerciali, in special modo quelle che si occupano di distribuzione) dopo averlo accolto (qualcuno in verità facendo buon viso a cattivo gioco) ecco che è iniziato il cecchinaggio per imbrigliarlo e neutralizzarlo, come sovente avviene in Italia, quando si ha a che fare con leggi e regolamenti.
La cronaca è nota, ma vale la pena ricostruirla.
Dopo l’entrata in vigore dell’Art. 62 (24 ottobre 2012), che ricordiamolo disciplina i termini di pagamento dei prodotti agricoli e agroalimentari, a seguito di un’attuazione di una normativa UE è stato successivamente emanato D.Lgs 192, il quale, sempre in tema di pagamento, prevede termini più dilatori e meno stringenti rispetto al 62, non sanzionabili se non rispettati. Questo accavallarsi di leggi, cosa purtroppo non nuova nel nostro paese, ha dato la stura alle prese di posizione di parte. Confindustria sostiene che l’Art. 62 è stato superato dal 192 e ha chiesto, sul punto, un parere al Ministero dell’Economia (Mise), il quale, con tanto di comunicato ufficiale, ha affermato che si, è vero: «l’Art. 62 può ritenersi superato dal 192».
Si è prontamente opposto il Ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) il quale dietro sollecitazione di Italgrob, ha replicato al Mise, con tanto di motivazioni giuridiche, che l’Art. 62 legifera uno specifico settore di beni (prodotti agricoli e agroalimentari) e pertanto, «proprio per questa sua "specificità", non può essere abrogato né assorbito da una disposizione di carattere più generale, come quella che riguarda la 192». Posizione questa sostenuta, da sempre, anche da Italgrob la quale, per tutelarla, sarà pronta a chiedere ogni possibile chiarimento nelle sedi competenti.
Ma non è finita.
Sulla questione non sono d’accordo gli esercenti i quali per bocca della loro federazioni e a seguito di un parere di un esponente emerito della Corte dei Conti, con tanto di comunicato stampa, hanno affermato che l’Art. 62 non deve essere rispettato. "L`Art. 62 ha finito di fare danni". Il messaggio ai loro associati è stato chiaro: non c’è problema: potete pagate quando vi pare. Al che, lungo la filiera Ho.Re.Ca, alla crisi dei consumi e alle difficoltà di gestione, si è aggiunta la più totale confusione. Una babele che, in attesa che la querelle Art. 62 venga definitivamente risolta e chiarita dai Ministeri di competenza, rischia di far implodere la filiera.
Ci chiediamo: ma c’è bisogno di questo ulteriore e inutile harakiri?
Per lavorare, commerciare onestamente, proporre prezzi equi e giusti, garantire parità di condizioni, onorare con puntualità i propri debiti dando senso e valore alla parola data, rispettare il proprio cliente o fornitore: insomma per fare le persone serie e seriamente il proprio mestiere, c’è bisogno di un articolo di legge? Perché non affidarci a una regola antica i cui valori sono assoluti e insindacabili?
La legge dell’Etica. Una legge semplice e universale che non ha codici né codicilli, ma è composta unicamente da principi morali. Regole non scritte se non nella coscienza delle persone. Non in quella di tutti, evidentemente.
Giuseppe Cuzziol
Presidente Italgrob
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