26 Marzo 2014

Bibite analcoliche e succhi: la percentuale di frutta resta al 12%


Alla vigilia della votazione in commissione Affari costituzionali alla Camera sull`emendamento che porta al 20% il minimo di frutta (attualmente il 12%) nelle bevande analcoliche a base di frutta prodotte e commercializzate in Italia, Assobibe esprime, in una nota, "stupore e sconcerto" per l`incremento dell`attuale 12% al 20% di succo nelle bevande gassate e piatte (rispetto ad una media Ue del 5%), decisione peraltro già censurata dalla Ue con procedura di infrazione in corso, che non solo discrimina immotivatamente un prodotto, ma non è supportata da alcuna giustificazione legata alla salute aumentando anzi l`apporto calorico.

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AurelioCeresoli3.jpg«Una scelta che non esiste in nessun Paese che non sembra andare in una direzione di rilancio di imprese ed economia. Gli italiani già oggi godono di ampia scelta di bevande con diversi tenori di succo di frutta, su cui orientarsi in base alle proprie libere scelte» conclude il presidente Aurelio Ceresoli dell`Associazione di Confindustria che rappresenta il settore bevande analcoliche. 

«Così si penalizza il made in Italy - lamenta il presidente Assobibe - si favorisce l’importazione di bibite prodotte fuori Italia con il 2 o 3% di succo denominate "aranciate/limonate etc" e vendute a prezzi più competitivi stante la quantità di succo notevolmente inferiore. Le imprese in Italia non potranno garantire ai consumatori gusti e prodotti apprezzati da anni, che in Italia saranno vietati (sotto il 20%). Si penalizzano i consumatori che rischiano di non trovare più marchi storici nazionali e gusti cui sono abituati, oltre che un’offerta molto più legata alle produzioni di altri Paesi. Si penalizza l’indotto e le forniture di succo nazionale visto che sempre più le imprese tenderanno ad importare da altri Paesi anziché produrre in Italia stante nuovi vincoli ed ostacoli». (Fonte ANSA)

Ma questo accadeva ieri. Subito dopo, la Commissione Affari Europei dell’Ue ha, infatti, deciso di bocciare l’emendamento alla legge europea 2013 finalizzato ad innalzare la percentuale minima di frutta nei succhi e bevande analcoliche dall’attuale 12% al 20%, presentata dal PD.

Dopo il parere di Assobibe, anche Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, si esprime così: «Rimaniamo interdetti per la decisione della Commissione Politiche dell’Ue della Camera di bocciare l’emendamento alla Legge europea 2013 finalizzato ad innalzare la percentuale minima di frutta nei succhi e bevande analcoliche dall`attuale 12% al 20%. Avevamo salutato con soddisfazione la volontà del Partito democratico, il primo partito italiano, di opporsi all’allora Governo Letta e di approvare, in Commissione Agricoltura, una misura che era nell’interesse dei consumatori e dei produttori italiani, ma dobbiamo prendere atto che le più bieche lobby industriali sono riuscite ad avere il sopravvento sulla logica della salute e della qualità». «La decisione del Parlamento - continua Moncalvo - getta nella più assoluta prostrazione i produttori di frutta, soprattutto del meridione, e danneggia i consumatori italiani, in particolare i bambini che avrebbero diritto ad alimenti di qualità superiore».

La Coldiretti ricorda che, con l’aumento al 20% del contenuto minimo di frutta nelle bevande analcoliche prodotte e commercializzate in Italia, duecento milioni di chili di arance all`anno in più sarebbero "bevute" dai 23 milioni di italiani che consumano bibite gassate. «L’Italia con il primato europeo nella qualità e sanità degli alimenti - afferma Moncalvo - ha il dovere di essere all’avanguardia nella battaglia per cambiare norme che sono difese in Europa solo dalle grandi lobby industriali».

«Innalzare la percentuale minima di frutta nei succhi e bevande analcoliche dall`attuale 12% al 20% avrebbe concorso a migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione e avrebbe dato un colpo a quella intollerabile catena dello sfruttamento che al Sud colpisce gli agricoltori ed i trasformatori mentre le uniche ad aver vinto sono state le multinazionali dell’aranciata. Ora questa battaglia di verità e di trasparenza - conclude Moncalvo - si sposta nelle aule parlamentari. La Coldiretti garantisce il suo impegno ai produttori e ai consumatori italiani per rimuovere un atto di autentica ingiustizia».

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