Si chiama Easy Dinner, è gratis ed è stata sviluppata da tre ragazzi romani. Consente di scoprire le offerte di pub, locali e ristoranti. "In tre mesi abbiamo già raggiunto 10mila utenti e 6000 iscritti alla pagina su Facebook, con una stima di circa 20mila pasti erogati".
La necessità, dunque, si fa startup: «Easy Dinner si chiama così proprio perché è facile da usare. È un servizio per i ristoranti che consente di pubblicizzare le offerte della ristorazione alle persone che si trovano nei paraggi dell’attività. Il funzionamento è agevole: apri l’app e scopri le offerte, ottimo per gli studenti», spiega Paolo. L’attività si differenzia da quella di competitor più grandi: «La nostra app è diversa da Groupon, per esempio, perché non c’è bisogno né di pagare in anticipo, né di stampare coupon. Si va direttamente al locale mostrando la schermata del telefono. E i ristoranti possono inserire le proprie offerte sulla piattaforma senza bisogno di intermediari. Easy, no?».
Talmente easy che a tre mesi dalla nascita i numeri sono questi: «Abbiamo già raggiunto 600 ristoranti, circa 10mila utenti e 6000 iscritti alla pagina Facebook, con una stima di circa 20mila pasti erogati». Nonostante i numeri siano già incoraggianti, però, per il momento il modello di business è gratuito: «La nostra priorità adesso è far conoscere il progetto e i suoi vantaggi. Certo, noi vogliamo guadagnare - ammette - quindi quando riusciremo a far percepire ai proprietari dei ristoranti il valore del servizio, lo metteremo a pagamento».
Tre cervelli, questa volta ben piantati nel loro Paese, ma con voglia di aprirsi verso il mercato estero: «Adesso Easy Dinner è disponibile solo a Roma, ma vogliamo cercare i finanziamenti necessari per crescere sia qui che fuori». E per l’Italia sognano in grande: «La prossima Silicon Valley potrebbe essere qui, perché abbiamo un grande capitale umano. Tutto sta nel percepire questa opportunità. I giovani italiani sono ben formati, proprio grazie all’università che tanto bistrattiamo, ma c’è una forte contraddizione interna: ed è una burocrazia che va troppo lenta rispetto al mondo in continua evoluzione delle startup».
Proprio per questo la maggior parte delle volte la strada intrapresa porta poi a varcare il confine: «Qui ci sono dei vincoli burocratici che all’estero non ci sono. Lì si fa tutto online. E così anche gli investitori ti dicono "vieni qui che facciamo prima"», continua Paolo. Ma loro non mollano e sono pronti a sfruttare ogni occasione: «Per ora ci siamo appoggiati a uno spazio di coworking all’interno del campus X di Tor Vergata e anche se l’università non ci ha dato finanziamenti, ci ha dato l’opportunità di intervenire durante alcune lezioni, grazie a professori illuminati, a spiegare la nostra idea. Insomma, è una buona vetrina per farsi conoscere. Poi proprio la vicinanza all’università ci permette di essere a contatto con la freschezza delle idee». Il gruppo poi è cresciuto: dai tre iniziali, Easy Dinner coinvolge ora circa 20 studenti. «Ed è proprio questa la cosa bella del nostro progetto - conclude Paolo - l’unione di alcuni ragazzi che vedono in questa app la possibilità di realizzare i sogni che il sistema economico attuale non gli dà modo di fare».
Fonte Il Fatto Quotidiano