04 Novembre 2016

Il futuro del mobile aziendale? Siamo solo agli inizi


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Considerando che il 91% della popolazione mondiale possiede un cellulare, è facile comprendere come questa tecnologia stia diventano un elemento cruciale del business. In pratica, stando a Richard Marshall, di Gartner Inc,   la richiesta di APP aziendali, nel 2018 sarà almeno 5 volte maggiore di quella attuale (Gartner Webinar Presentation, The Mobile App Scenario, Richard M Marshall, PhD, September 9, 2015).

Nel grafico, l’area blu rappresenta il mondo delle APP dedicate alla persona. Tanto per capirci: Email, Agende, Facebook, Linkedin, Drob Box, WhatsApp, etc.

L’area verde misura invece la richiesta di APP integrate al gestionale. Ad esempio l’automatizzazione della forza vendite. Stando a queste stime, non solo assisteremo ad un sostanziale aumento della domanda a partire da quest’anno, ma dal 2020 il fenomeno subirà una  accelerazioni perché le Aziende richiederanno un intero portfolio di applicazioni mobile dedicate ai diversi dipartimenti aziendali (area arancione).

Considerando l’evoluzione tecnologica (in termini di performance), non sono certo dati sorprendenti. Solo ora i dispositivi cominciano ad avere capacità sufficienti per sopportare il peso di APP Aziendali.

Nel nostro Paese


In Italia, permangono diversi problemi da risolvere: primo fra tutti la connettività (sia in termini di copertura geografica che di velocità). Ovviamente questa criticità è un deterrente, ma è solo questione di tempo.

Per comprendere le altre ragioni che possono rallentare la diffusione delle APP nel mondo lavorativo, occorre mettere in luce una sostanziale differenza tra quelle che appartengono alla prima generazione (area blu) e quelle di seconda generazione (area verde e arancione). A differenza delle prime, le APP di seconda generazione, innestandosi nei processi aziendali, hanno gradi di complessità maggiore (soprattutto come videate ed interazioni), devono gestire data base voluminosi, ma soprattutto mettono in discussione quello che si è sempre fatto (spesso consolidato da decine di anni):  quantomeno, il modo di farlo. Il rischio che si corre, soprattutto nella PMI, è quello di scatenare in diversi nodi della maglia aziendale giudizi affrettati e negativi, che di certo non facilitano, per non dire ostano, questi progetti.  Giudizi, il più delle volte, figli di uno sguardo parziale (il proprio orto),  che ignora la visione d’insieme dei risultati prodotti dal cambiamento tecnologico.

Il primo compito dell’imprenditore/manager che decide di affrontare questi progetti è perciò comprendere a fondo la tecnologia mobile, lo stato dell’arte e le potenzialità future. Deve gestire a tutti i livelli aziendali il cambio di paradigma prodotto dal passaggio dalla carta al tablet. Sia chiaro, compito niente affatto banale. In effetti, spesso richiede la definizione e la condivisione di nuove metriche per la valutazione dell’efficacia e l’efficienza dei processi. Ad esempio (parlo per esperienza diretta), ai bisogni di velocità (che spesso sono solo una discutibile fretta, che in ogni caso non fa bene all’Azienda) occorre contrapporre i vantaggi della (relativa) standardizzazione dei metodi (cosa fare e come), oggi lasciati all’improvvisazione e punti di vista personali. Occorre poi considerrare la precisione e l’arricchimento delle informazioni consultate e raccolte nello svolgimento (e a favore della qualità) del servizio, nonché la conseguente semplificazione dei passaggi a valle.

Riporto uno stralcio dell’articolo Dematerializzazione dei Documenti, pubblicato su  GBI N° 151, per esemplificare i cambiamenti e i vantaggi conseguenti all’uso della tecnologia mobile per la parte del ciclo attivo che riguarda la consegna. Mi limito a due brevi considerazioni:

  1. La meccanizzazione di questi processi semplifica e rende più efficace ed efficiente la fase di chiusura del giro. Permette di raccogliere molte più infromazioni (ad esempio tempi e tragitti). Ed infine apre la strada ad altre opportunità. Ad esempio la gestione digitale dei documenti e la loro conservazione sostitutiva (archivi digitali al posto di scatoloni di carta).
  2. D’altra parte, la conservazione sostitutiva non si concilia con la gestione catacea della resa vuoti.

Partendo da queste opportunità, nella misura in cui le considerate interessanti, la domanda che vi consegno è: contrapponendo i risultati complessivi, quanto possono pesare gli eventuali problemi di velocità (molto più probabilmente di fretta e naturale resistenza ai cambiamenti) lamentati dal consegnatario che al posto della penna deve usare il cellulare (di norma la prima reazione è: prima ci mettevo meno tempo!)?

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Come si diceva, stando a Richard Marshall, in un futuro ormai alle porte aumenteranno le richieste di APP dedicate al personale in movimento nelle diverse aree aziendali. 

Graziano Guazzi

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