Dicevamo che per far crescere le nostre aziende occorrono doti che non si acquisiscono sui banchi di scuola. Eppure, queste che sono le qualità dell`imprenditore, non bastano per fronteggiare le sfide che il presente ci impone. Per leggere le dinamiche di mercato, adeguare e governare i processi aziendali con le in-formazioni è necessario saper gestirele in-formazioni.
Sembra un’ovvietà, in realtà, spesso vengono ignorate le conseguenze che derivano da questo paradigma. Oggi, più che mai, le aziende sono letteralmente a bagno nei dati, ma proprio per questo è necessario comprendere, e dovere dell’imprenditore agire di conseguenza, che il dato in sé è solo un numero che, per diventare informazione, ha bisogno di specifiche conoscenze (teoriche) e strutture tecnologiche (informatica) che lo governano. Diversamente, il rischio che si corre è far dire ai dati quello che non possono e non vogliono dire.
Sia ben chiaro che non credo nell’uso non problematizzato della teoria, e dell’informatica, a discapito dell’esperienza e di altre capacità personali. L’informazione e la conoscenza sono essenzialmente creazioni umane, e non riusciremo a gestirle efficacemente se non assegniamo alle persone un ruolo primario: gli investimenti nella tecnologia, punto e basta, non funzionano. Ma è anche vero che l’enfasi posta ai limiti delle discipline (e della tecnologia), il più delle volte solo per un atteggiamento difensivo nei confronti di materie poco conosciute porti ad associare il concetto di teorico a quello di non pratico.
Spesso mi sento dire: si è vero, ma il mio è un caso a parte... Questo è un errore perché in realtà una buona rappresentazione formale è comunque utile per comprendere la natura dei problemi, dei relativi trade-off (costi/opportunità) e creare strategie alternative.
Giulio Zotteri (professore al Politecnico di Torino), su Logistica di distribuzione, C.L.U.T 2004, scrive: «Solo un decisore esperto e competente è in grado di ottenere un adeguato bilanciamento in termini di obiettivi multipli e tipicamente in conflitto tra di loro o di comprendere come le soluzioni proposte possano essere modificate per prendere in considerazioni fattori o variabili non opportunamente modellizzate. Solo chi sa utilizzare modelli anche sofisticati è in grado di comprenderne i difetti e prendere la consapevole decisione, al limite, di non utilizzarli in alcuni contesti. Tutto ciò ha un che di ‘creativo’ che viene spesso considerato in conflitto con il carattere ‘rigido’ degli approcci quantitativi. In realtà si tratta di un falso mito. La matematica, forse, non è un’opinione, ma il modo di applicarla lo è certamente: capire quali sono le variabili rilevanti, gli obiettivi da perseguire, le leve di intervento è certamente tutt’altro che noioso e dipende dalle capacità di analisi e sintesi di chi costruisce il modello».
I modelli e gli applicativi a supporto, lasciano l’uomo libero di lavorare sui casi veramente eccezionali nei quali la creatività e la flessibilità sono più importanti della velocità e della coerenza di un computer. Permette a chi si pianifica i dedicare il 100% delle sue energia e del suo talento alle situazioni nuove ed importanti, quali lancio di nuovi prodotti, acquisti speculativi, campagne promozionali, etc. dove è realmente richiesto un particolare fiuto imprenditoriale... è proprio e solo questo che dovreste volere dai vostri uomini.
La sfida è dunque la ricerca dell’equilibrio. La ragione è che i momenti di frizione tra “fiuto” e gestione manageriale, tra uomo e sistema informatico, se correttamente rapportati, consentono di sviluppare tutte le accelerazioni e le manovre necessarie per affrontare sfide sempre più difficili.
D’altronde, è proprio partendo da questi paradigmi, che su impulso di Italgrob e di altre primarie aziende industriali italiane della filiera del Beverage, nel 1999 è nata AFDB – Associazione per la Formazione nella Distribuzione del Beverage – il cui unico scopo è la concreta promozione della cultura manageriale di un settore storico dell’economia italiana come quello della distribuzione fuori casa.
Alla prossima
Graziano Guazzi
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