24 Marzo 2011

Il contributo dei distributori indipendenti all`Unità degli italiani


carrettobevande.jpgNon si tratta di uno scherzo né dell’estensione troppo forzata di un concetto. La storia della distribuzione moderna inizia 65 anni fa nel 1945 con la fine della seconda Guerra Mondiale. Nell’Italia stremata dalle ostilità la produzione industriale non bellica era minima; le materie prime introvabili; i trasporti difficilissimi. Contemporaneamente la popolazione,sollevata dall’incubo della guerra,comincia a sentire di nuovo il desiderio non solo di beni essenziali ma anche di generi di confort e di servizio.

Un esercito di “gazzosai” si mobilita per soddisfare la sete dell’Italia post bellica: 20.000 piccole aziende di produzione e distribuzione si materializzano per “generazione spontanea”. Prive di cultura d’impresa e di risorse fiutano il business e lo perseguono con la determinazione di chi vuole inventare il proprio futuro. Il mercato delle bevande lentamente rifiorisce: alle gazzose e al selz artigianale si affiancano le prime bibite carbonate e le acque minerali locali.

L’industria dei liquidi alimentari si riattiva e,trovandosi a disposizione una rete di vendita polverizzata ma a copertura nazionale, cambia la propria filosofia commerciale e si dedica ai “prodotti di largo consumo”. In pochi anni il Bitter Campari,l’Aranciata San Pellegrino,gli spumanti Martini e Gancia travalicano il limite costituito dal loro hinterland e dei pochi grandi locali nazionali per arrivare in ogni dove. Il consumatore palermitano fu messo in condizione di gustare un Campari come un milanese;quello di Udine di “scaldarsi” con un Marsala di Sicilia. Condividere le scelte e le abitudini significa anche avvicinarsi e sentirsi più simili. Lo scambio di prodotti comporta virtualmente lo scambio di notizie,di idee e di collaborazione: si diventa per forza di cose parte di un unico mondo. In qualsiasi comparto delle attività umane unirsi vuol dire diventare più forti e più efficienti. Un concetto non ancora acquisito dai Consorzi di distribuzione italiani: trent’anni fa hanno salvato il grossista dall’essere fagocitato e sottomesso dall’industria e dal commercio organizzato. Oggi galleggia sugli allori pregressi ignorando che il proprio grande rilancio è direttamente proporzionale al livello di collaborazione raggiungibile con le organizzazioni colleghe. L’intenzione di evolvere esiste ma non può attendere 150 anni!

Franco Bruno Marini

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