09 Maggio 2018

Industria del food da record: obiettivo 140 miliardi nel 2018


food.jpgLuigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare: «È l’anno della definitiva riscossa per il settore». Aumento dell’Iva? «Irresponsabile non disinnescare i rincari». Obiettivo 140 miliardi, di cui 34 miliardi realizzati con l’export. È questo il traguardo che vuole raggiungere l’industria alimentare italiana nel 2018.

A lanciare il guanto di sfida è stato il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, in occasione dell’assemblea annuale della federazione che riunisce quasi 7000 imprese produttive distribuite sull’intero territorio nazionale, le quali generano oggi un giro di affari complessivo di oltre 132 miliardi di euro contribuendo per l’8% al Pil nazionale. 


«Se il 2017 ci aveva già portato a livelli pre-crisi, è il 2018 che segna la definitiva riscossa e consacra l’agroalimentare come il settore trainante del Paese con una crescita del +3,5% che conferma e supera quella del totale dell’industria» sottolinea Scordamaglia. Ad essere frenati, però, sono ancora i consumi interni che si attestano su -0,2% in valore e -0,4% in volume. «Per questo motivo, sarebbe irresponsabile oggi non disinnescare la salvaguardia degli aumenti Iva - prosegue il presidente - un provvedimento che non farebbe altro che accrescere il gap tra le famiglie che possono comprare prodotti premium e quelle che non possono avere garantiti neppure gli alimenti essenziali».

E proprio in questa direzione va l’auspicio di Scordamaglia di avere quanto prima «un governo autorevole capace di sciogliere una volta per tutte i lacci e i lacciuoli di una burocrazia ingombrante e che salvaguardi il potere d’acquisto delle famiglie italiane continuando a tutelare sempre di più le nostre eccellenze nel mondo». Diventa fondamentale, quindi, la protezione dei nostri prodotti. Contraffazione e diffusione dell’italian sounding equivalgono infatti a 90 miliardi di euro persi per la nostra economia.

«Sono fenomeni che crescono di pari passo con il nostro export e con l’aumentare degli ostacoli al commercio mondiale, come i dazi che rappresentano per un paese esportatore come l’Italia, così come tutte le misure neoprotezioniste del resto, un grave danno», osserva Scordamaglia. «Mai come oggi il mondo chiede food and beverage italiano - aggiunge -, così dove i nostri prodotti autentici non arrivano o fanno fatica ad arrivare vengono sostituiti da fake».

È la ragione per cui, fa notare il numero uno di Federalimentare, sono fondamentali azioni di comunicazione che da una parte privilegino un approccio scientifico e non sensazionalistico ai temi dell’alimentare, approccio che causa la diffusione delle fake news, e dall’altro che esaltino il valore aggiunto delle eccellenze made in Italy.

«Azioni come quella che Federalimentare sta portando avanti con Ice - afferma il presidente -, a cui si devono aggiungere accordi con le maggiori catene di distribuzione e di eCommerce, i desk antifrode presenti nelle principali fiere internazionali di settore come ad Anuga e come qui a Cibus, ma soprattutto un costante presidio delle misure di politica estera». Scordamaglia rincara la dose: «Non possiamo essere spettatori quando si decidono le sorti della nostra economia, difendere e promuovere il made in Italy significa anche vigilare sugli accordi di commercio bilaterale in cui un livello adeguato di tutela delle denominazioni di origine deve essere considerato pregiudiziale dalla Ue per la chiusura degli accordi stessi».

La sfida dell’agroalimentare perciò si gioca soprattutto a Bruxelles. «La richiesta è ancora una volta - conclude il presidente - una commissione che si assuma le sue responsabilità e rappresentanti italiani sempre più attenti a negoziare regole che valorizzino e tutelino il nostro settore. Solo in in armonia di regole uguali per tutti i paesi è possibile garantire la salvaguardia dei consumatori e la competitività del nostro paese».

Fonte Repubblica.it

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