I conti non tornano mai. Parlando delle previsioni di crescita del P.I.L. (Prodotto interno lordo) della nostra economia, mai detto fu più azzeccato. Dall’inizio dell’anno ad oggi i nostri formidabili politici hanno sciorinato almeno tre o quattro previsioni che puntualmente hanno lasciato il tempo che hanno trovato. Cioè, poco più di niente.
“Quest’anno avremo una crescita del 2%" avevano megafonato con sorriso a 32 denti su Tv e giornali. Convinti e pronti (quasi) a metterci la mano sul fuoco. Nessun timore che si potessero ustionare però, perché dopo appena qualche settimana altre stime li costringevano ad affermare, stavolta a denti stretti: "Quest’anno (forse) cresceremo, ma dell’1%". E allora, più rapidi di Tex Willer che estrae la colt dalla fondina, hanno levato la mano dal fuoco. Salvata la zampa, gli ultimi conti (che appunto non tornano mai) stabiliscono che, se tutto va bene, la crescita dell’economia italica nel 2019 sarà un risicato, stentato, sfiatato 0,2%, con tendenza allo zero. Ora, oltre alla mano, non ci sta più nemmeno il fuoco.
Ma in questo meraviglioso Paese non tutto è negativo. Veniamo a noi.
Ad esempio il mercato dei consumi Out Of Home è in controtendenza rispetto al sistema economico del Pese. L’Ho.Re.Ca. cresce, + 4,7% nel 2017, + 2,8% nel 2018 e anche quest’anno, nonostante un primo quadrimestre, dove il lamento è stato generale, l’annata dovrebbe andare bene e registrare ancora un segno positivo: dagli 85 mld di euro del 2018 (tanto gira il mercato italiano del fuoricasa) si dovrebbe arrivare per il 2019 a 87 mld. Bene, dunque... vuoi per il turismo che vede sempre stranieri scegliere le nostre località, vuoi perché raccoglie in qualche modo le perdite dell’altro canale (consumi domestici), vuoi perché il tessuto dei locali in Italia (320 mila punti di consumo) oltre che numeroso (forse troppo) è molto attivo e in certi casi, proattivo, sempre pronto a sperimentare nuovi e più evoluti format.
E qui c’è un altro nodo, ovvero, altri conticini che non tornano per alcuni operatori.
La domanda è semplice: quanto la crescita che registra il fuoricasa finisce nelle casse dei distributori cosiddetti tradizionali? Nello specifico quelli specializzati nel beverage che è, e resta, una componente importante del mercato? Una risposta numerica non c’è, perché non esiste a livello nazionale un data warehouse che registri i dati di vendita di una campione veramente rappresentativo dei distributori di bevande indipendenti. (A proposito, c’è chi ne conta 1600, altri 2000, e allora, per fare pari a patta in questo universo così vago e aleatorio, prendiamo la via di mezzo, dividiamo la differenza e facciamo 1.800)
Ma torniamo al punto di domanda principale: quanta crescita del fuoricasa finisce nelle casse dei distributori tradizionali indipendenti?
In assenza di una evidenza numerica vi è sicuramente una conferma, chiamiamola di “posizionamento di mercato e di relazioni commerciali”.
Da uno studio di TradeLab emerge che i driver che guidano la crescita del mercato Ho.Re.Ca., e sempre più la guideranno, sono nuovi e più evoluti format come ad esempio le piccole o grandi catene di ristorazione, i punti di consumo all’interno delle grandi superfici commerciali e i locali monomarca.
A nostro avviso su questi nuovi format la distribuzione tradizionale, purtroppo, non ha alcuna voce in capitolo, né alcuna possibilità di relazione commerciale visto e appurato che nei locali monomarca le forniture le fa direttamente il produttore e anche le grandi superfici commerciali restano zona off limits per il caro vecchio grossista; mentre per le piccole, o grandi, catene di ristorazione, tutte clienti direzionali dei produttori, al massimo, il grossista tradizionale è chiamato a fare da piattaforma e consegnare (alla svelta pure) non appena arriva il fischio della comanda. In questi casi ci si accontenta della mancetta.
E allora se sono questi i trend vincenti e performanti, e con questi il caro vecchio grossista non ha nulla a che farci, se tanto ci da tanto, è chiaro ed evidente che la crescita che l’Ho.Re.Ca. registra va a finire in altre casse: operatori integrati, multinazionali della distribuzione organizzata, etc etc.. Si sta dunque perdendo un’altra opportunità? Certamente sì.
L’annoso problema è sempre lo stesso, l’incapacità di fare sistema, di mettere insieme risorse, conoscenze, esperienze, territori. L’incapacità di andare oltre il proprio orticello, tutti a lì a marcarsi, (come Gentile su Maradona ai Mondiali di calcio del 1982), tutti lì a rimirarsi, piuttosto che fare blocco e strategie comuni e mettere sul tavolo il peso complessivo e il valore totale di ben 1800 aziende. E poi come sempre, tutti lì in attesa che arrivi la benedetta estate, magari una di quelle che spacchi le pietre, quella con 50° all’ombra, quella buona per poter dare da bere agli assetati, quella che poi passa inevitabilmente in fretta, quella che poi alla fine, a farci due conti, certamente non torneranno. Almeno non per tutti.
S.I.C.
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
17/01/2025
Bilancio positivo per la produzione di Asti Spumante e Moscato d’Asti, che a fine 2024 ha superato il tetto di 90 milioni di bottiglie in linea con la performance dell’anno precedente. A...
16/01/2025
La tendenza del low alcol non accenna a fermarsi: secondo un recente report dell'IWSR - International Wine & Spirits Research, entro il 2027 si prevede che il segmento "low" cresca del +6% nei...
15/01/2025
Paola Donelli è la nuova Frontline Activation Marketing Director di The Coca-Cola Company per Italia e Albania. Nella sua nuova veste, dovrà coordinare il team che gestisce le strategie di...
14/01/2025
Nuovi pack dei succhi di frutta Yoga, nuova gamma di polpe Triangolini Valfrutta ed edizione speciale dei Frullati Veggie: sono solo alcune delle novità che Conserve Italia porterà alla 21ª...
Quine srl
Direzione, amministrazione, redazione, pubblicità
Via Spadolini 7 - 20141 Milano
Tel. +39 02 864105 | Fax +39 02 72016740 | P.I.: 13002100157
Copyright 2025 - Tutti i diritti riservati - Responsabile della Protezione dei Dati: dpo@lswr.it