53 miliardi di euro: tanto sommano i debiti commerciali della Pubblica Amministrazione italiana verso i propri fornitori. Una somma pazzesca che vale il 2,9% del PIL (su questo fronte, siamo primissimi in Europa) il cui mancato incasso nei tempi dovuti, genera problemi enormi ai fornitori i quali, in attesa della grazia statale, devono correre in banca a genuflettersi per avere la necessaria liquidità per andare avanti.
Dallo Stato Centrale, passando per Regioni, Province, Enti e altri carrozzoni statali fino al più piccolo comune montano, quasi nessuno rispetta i dovuti tempi di pagamento. Perché? Mancano i soldi? No, non è una questione di soldi, non si spiegherebbe altrimenti come gli stipendi degli statali vengono pagati con la precisione di un cardiochirurgo, mentre il pagamento delle fatture dei fornitori privati (anche loro avrebbero un botto di stipendi da pagare) hanno ritardi medi di almeno 100 giorni, per non parlare di chi, e non sono pochi, supera senza vergogna l’anno solare. Controlli, approvazioni, visti, timbri e timbretti di ogni sorta: nei meandri dei Ministeri, e in generale negli uffici della P.A., le disposizioni di bonifico verso i fornitori affrontano delle peripezie al cui confronto il viaggio di ritorno di Ulisse nella sua Itaca può essere considerata una crociera all inclusive. Per far fronte a questo problema, il governo gialloverde (più il verde che il giallo, a dire il vero) ha lanciato la proposta di pagare questi debitucci con i Minibot, quelli che in Argentina chiamavano “patacones”, pezzi di carta dove scriverci sopra che valgono 5, 10, 20, 50 e anche 100 euro. Nel teatrino della nostra politica, del tutto contro tutti, mentre la barca affonda, la proposta ha sollevato un bel polverone. Lo scontro ha provocato l’ennesimo botto (o bot?) tra chi accoglie questa soluzione come la trovata del secolo (dimenticandosi dello scherzo che Mefistofele e Faust fanno all’Imperatore) e chi invece mette in guardia sul fatto che non sono moneta vera, ma solo carta straccia, al massimo delle cambiali, dei pagherò, (quando e come non si sa) e che quindi lo Stato paga i propri debiti con altri debiti.
Pubblica Amministrazione e Horeca
Ma a proposito di ritardi, di debiti o di crediti (dipende da dove la prendete) la questione della P.A. è abbastanza simile a quella che lamentano i distributori Horeca da parte dei loro clienti esercenti. Anche nel settore del fuoricasa, nonostante sia uno di quelli dove il soldo gira (i consumi sono infatti in aumento e il consumatore paga cash) c’è la cattivissima abitudine di non rispettare i tempi di pagamento da parte dei pubblici esercizi verso i distributori. Lo afferma Cribis in un suo studio che stabilisce che nel settore del commercio al dettaglio solo il 27,5 degli gestori è puntale nei pagamenti nei tempi concordati con il fornitore-distributore. “Passa domani, no dopodomani, dai facciamo la settimana prossima” per poi magari incassare un postdatato che a sua volta, alla scadenza, corre il rischio di essere richiamato, e dove la richiamata non è per nulla eccitante”. È vero che negli ultimi anni la situazione dei pagamenti nel canale Horeca è un pelino migliorata, è anche vero che spesso la questione del credito viene usata, da parte dei distributori, come leva commerciale, ma quando poi alla lunga non s’incassa, ci s’incazza e bisogna di corsa trovare i soldi per andare avanti, quindi giocoforza andare a genuflettersi in banca e far gravare i bilanci di oneri finanziari eccessivi che vanno ad erodere quei margini di guadagno sempre più risicati, visto che nel settore della distribuzione Horeca la concorrenza acerrima non manca di certo.
Minibot o Minibar?
Come risolvere il problema? Cosa possiamo suggerire a quei distratti gestori (sono il 72,5%) che fanno spallucce e dicono “perché oggi non ho incassato un granché, perché questo fine settimana ha piovuto, perché avevo la rata del mutuo, perché ho dovuto fare la rottamazione con Equitalia, perché ho fatto la pace fiscale” e quindi al grossista non resta che un salomonico “pace e bene e ti pago quando posso”? Possiamo suggerire a costoro di usare i Minibot? O dato il settore proviamo con i Minibar? Ad aprirli forse qualcosa dentro ci trovi: un pacchetto di noccioline da shock anafilattico, qualche bottiglietta di acqua minerale in Pet, di quelle che alcune Pubbliche Amministrazione vogliono vietare. Mmm… visto l’andazzo, forse è meglio non correre rischi e risolvere con i Miniassegni, li ricordate, erano i mitici anni ’70?
Vanno benissimo, l’importante però che siano cabriolet, così rendiamo democratica anche la stampa della moneta, e con la cabriolet ci godiamo l’estate. Che altro?
S.I.C.
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