Le nuove Direttive dell’Unione Europea, relative alle limitazioni, se non ai divieti, di utilizzo di contenitori monouso in plastica per i prodotti alimentari stanno ingenerando notevoli criticità anche nel canale dei consumi extradomestici. In forza al can-can mediatico che si è recentemente scatenato al grido di Plastic Free - in taluni casi assolutamente fuori luogo - su plastiche e microplastiche che inquinano il mare, sotto attacco sono finite anche le bottigliette di bibite e acqua minerale in PET.
Sono diverse le Ordinanze di Enti regionali e locali che impongono tali divieti, ordinanze troppo spesso prive dei requisiti di legalità richiesti dall`atto amministrativo. Relativamente alle bottigliette in PET i divieti sono illegittimi anche perché la Direttiva Europea non è ancora legge e comunque non contiene alcun divieto circa le bottigliette in PET, ma solo ed unicamente alcuni accorgimenti tecnici (come ad esempio il tappo che deve rimanere attaccato alla bottiglietta) provvedimenti che del resto entreranno in vigore a partire dal 2024. Quindi nessun divieto.
A fronte della confusione che si è creata data dai provvedimenti locali, misti agli allarmismi ecologici, Italgrob, quale Federazione rappresentativa della categoria dei distributori di bevande - parte ovviamente in causa - si è già fatta promotrice di un convegno per fare chiarezza - Il futuro del Pet nella filiera Horeca - tenutosi a Roma, nella sede di Confindustria lo scorso 5 giugno. Incontro che ha visto la partecipazione dei manager e dei responsabili della filiera al completo: dai produttori di PET, fino agli esercenti, presenti ovviamente anche i produttori e distributori.
Dal convegno è emerso chiaramente, anche grazie alla puntuale relazione dell’Avv. Marco Ravazzolo, Dirigente di Confindustria delegato all’Ambiente, l’illegittimità di molti provvedimenti locali che stanno causando notevoli danni agli operatori della filiera del fuoricasa.
Anche per questo motivo Italgrob insieme a Mineracqua, Assobibe e Confida ha adito alle vie legali impugnando l’ordinanza balneare del 2019 della Regione Puglia presso il T.A.R. pugliese, per chiedere annullamento e la rapida sospensiva di un provvedimento illegittimo. L’atto giuridico è stato completato preliminarmente da una lettera di diffida in autotutela inviata alla Regione Puglia già in data 3 giugno 2019.
Sul punto il Direttore Generale di Italgrob, Dott. Dino Di Marino, ha dichiarato: «Avevamo il dovere di opporci a questa Ordinanza, le Regioni e i comuni e gli altri Enti locali, devono comprendere che non ha senso vietare e multare, ma che è necessario attivare iniziative più articolate e virtuose, avviando una fattiva collaborazione con gli operatori della filiera: produttori - distributori - gestori di pubblici esercizi specie quelli che operano nel canale del fuoricasa, e con loro gli altri soggetti aventi causa, come i produttori di polimeri e gli operatori impegnati nella determinante funzione del recupero e del riciclo. Italgrob vuole anzitutto difendere gli interessi della categoria che rappresenta, la quale è vero che è da sempre impegnata nel V.A.R (Vuoto a rendere) che resta la sua vocazione primaria, ma non può non tutelarsi sui prodotti in PET che comunque valgono mediamente il 25% del fatturato delle aziende di distribuzione Horeca (Dati IRI). Del resto - conclude Di Marino - questa nostra presa di posizione è la logica conseguenza di quanto emerso in occasione del nostro recente convegno. È stato un incontro utilissimo anche per far emergere concetti e valori a noi molto cari che tengo a ribadire: chi opera nella filiera Horeca e vende bevande in Pet non è un avvelenatore di pesci, ma svolge un servizio, soddisfa il crescente bisogno del consumatore di reperire bibite e acque minerali in ogni possibile luogo lontano da casa. Il distributore non inquina, ma da sempre è un operatore ecosostenibile, nel cui deposito produce pochissimo rifiuto e nonostante ciò paga per intero una TARI sempre più salata calcolata sull’intera superficie dei suoi capannoni e degli spazi di stoccaggio. Anche su questo punto le istituzioni dovrebbero fare una seria riflessione. Obiettivo del convegno è stato anche quello di far comprendere, specie a quei consumatori giornalmente bombardati da notizie tendenziose, se non proprio delle fake news, che il PET non è quel mostro di cui si parla, bensì una formidabile risorsa che non ha senso vietare, ma che tutti gli operatori dovranno gestire al meglio in un processo virtuoso dove, anche il consumatore è chiamato a fare la sua parte, elevando il suo senso civico, perché è evidente che se la plastica viene dispersa nell’ambiente, le responsabilità non sono della plastica, ma di chi (e non sono pochi) non rispetta l’ambiente in cui vive e, in quanto a civiltà, ha molto da imparare. Ergo: andrebbe multato chi disperde il rifiuto, non chi vende un prodotto ed offre un servizio».
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