Illegittimi i divieti di vendita di prodotti monouso in plastica e in particolare le bottiglie in PET di bibite e acque minerali: lo stabilisce una sentenza del Tar della Puglia che ha accolto un ricorso promosso dalla Federazione Italgrob, insieme ad altre associazioni di categoria come Mineracqua, Assobibe e Confida.
«Siamo assolutamente soddisfatti nell’accoglimento del ricorso - ha dichiarato il Presidente di Italgrob Vincenzo Caso - del resto la posizione di Italgrob è nota da tempo ed era stata già ampiamente palesata in occasione di un convegno tematico organizzato lo scorso 5 Giugno in Confindustria a Roma. Non è nel vietare e nel sanzionare che si viene a capo delle problematiche ambientali. Per quanto riguarda bibite e acque minerali in PET nella filiera Ho.re.ca. si possono e si devono attivare iniziative più articolate, avviando una fattiva collaborazione fra gli operatori della filiera: produttori, distributori, gestori di locali e aziende preposte alla recupero e al riciclo del PET. Un processo virtuoso dove, anche le Amministrazioni Comunali, piuttosto che vietare indiscriminatamente, devono fare la loro parte, come ad esempio potenziare i punti di raccolta delle bottigliette vuote o altro materiale plastico. È bene sempre ricordare, poi, anche il ruolo e le responsabilità del consumatore finale, chiamato ad elevare il suo senso civico e non disperdere i vuoti nell’ambiente. A tal proposito - conclude Caso - potrebbe essere una soluzione applicare una piccola cauzione, anche solo qualche centesimo, a carico del consumatore finale per incentivarlo al recupero dei vuoti, una pratica già in essere in altri Paesi Europei, che dà buoni risultati».
Nel mercato dei consumi extradomestici in Italia, fra bibite e acque minerali in PET, si consumano ogni anno circa due miliardi di pezzi, con in evidenza il formato da 50 cl di acqua minerale. I distributori di bevande con il lavoro capillare coprono una considerevole parte del mercato. E, comunque, non sono certo le bottigliette in PET la causa dei guasti dell’ambiente in cui viviamo e dell’inquinamento marino in particolare. La notevole pressione mediatica, che un tema così “caldo” inevitabilmente scatena, molto spesso non esamina sino in fondo notizie e fatti, ad esempio non viene quasi mai detto che la “famosa isola ecologica” ubicata nell’Oceano Pacifico è composta da oltre il 50% da reti di plastica dismesse dai pescatori a cui si aggiungono pneumatici oltre a rifiuti di ogni genere. Così come non si pone nella dovuta evidenza, che il PET è un prodotto funzionale e sicuro per soddisfare i bisogni del consumatore di dissetarsi in qualsiasi momento e in qualunque luogo, inoltre, è un elemento riciclabile al 100%, valori ancora più positivi se si considera che le attività di recupero e riciclo delle bottigliette in PET, il cosiddetto “fine vita”, registrano in Italia significativi dati in crescita.
La strada, quindi, deve essere quella del recupero e del riciclo, nel pieno rispetto dell’economia circolare e non quella inutile e superata dei divieti e delle sanzioni. Per concludere, e per fare la necessaria chiarezza, la famosa Direttiva Europea che ha in qualche modo ingenerato i provvedimenti restrittivi delle Amministrazioni Locali, a loro volta annullati dal TAR, non prevede il divieto delle bottiglie in PET, ma solo ed unicamente degli accorgimenti produttivi che, del resto, entreranno in vigore in maniera graduale. Di seguito una tabella riepilogativa degli accorgimenti che saranno adottati dai produttori nei tempi richiesti dalla UE.
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