Tasse ancora tasse, sempre tasse, come quelle appena introdotte. Quando si parla di tasse, come sempre ci sono figli e figliastri, ovvero tasse di scopo (magari propositive) e tasse invece che sembrano avere fini più punitivi, oltre a quelli di fare cassa: è quanto di evince nel D.E.F. 2019, lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica, a proposito di Plastic e Sugar TAX.
La plastica sembra oramai essere il nemico pubblico numero uno, ma combattere la nobile battaglia ecologica non significa raddoppiare le gabelle su un prodotto diffusissimo e funzionale e per certi versi insostituibile. Più che punire perché non incentivare la buona educare i consumatori i fruitori alla buona pratica del riciclo? Stesso discorso vale per la Sugar tax: puniamo chi ama bere le bibite zuccherate? Alla stregua di golosi e inguaribili viziosi che causano danno a se stessi e alla pubblica Sanità?
Ok, allora dovremmo punire anche chi nella tazzina di caffè si spadella un paio di cucchiaini di zucchero?
Il pressapochismo è totale: bibite si mentre merendine no, soprattutto niente tasse per chi pur non usando zuccheri dolcifica i prodotti con altre alchimie la cui salubrità è tutta da verificare. Fatta questa premessa è assolutamente del tutto giustificata la netta presa di posizione che hanno compiuto le imprese di produzione di bibite, alcune delle quali (specie quelle che imbottigliano anche nel PET) con questo D.E.F. subiranno la doppia punizione dell’accoppiata “perdente” Plastic&Sugar. Una presa di posizione alla quale ovviamente si associano le aziende di distribuzione di bevande, anche loro subiranno inevitabilmente i contraccolpi di “vendite” che i balzelli inevitabilmente causeranno.
Fra le proteste più vibranti segnaliamo anzitutto quella di ASSOBIBE, l’associazione che comprendete i più importanti produttori di bibite, che nel suo comunicato stampa scrive: «Assistiamo a crescenti, e non isolate, affermazioni da parte di ministri della Repubblica e rappresentanti del Governo sulla dannosità del consumo di bibite. Le bevande analcoliche sono prodotti sicuri, non dannosi come descritti, altrimenti non sarebbero in commercio da anni. Un consumo corretto di bevande quali cole, aranciate, chinotti, gazzose etc non sono un elemento di preoccupazione per le autorità di tutela della salute pubblica, tra cui il ministero della salute. Non sono accettabili informazioni gravi, non scientifiche, che rischiano di disorientare i cittadini, alterare il mercato, con affermazioni “di effetto” prive di validità scientifica. Riguardo alle tasse introdotte in altri Paesi, il Ministero della Salute ha chiarito in questi anni che nei Paesi dove sono state introdotte non si è “riscontrato nessun effetto diretto delle politiche di tassazione sulla prevalenza di obesità infantile” e che l’approccio fiscale è “privo di componenti educative verso sane abitudini alimentari».
Molto netta anche la posizione dell’industria dove spiccano le dichiarazioni della storica azienda Cedral Tassoni, il cui Amministratore Delegato Elio Accardo dichiara: «Nella nostra azienda oggi lavorano 26 dipendenti, produciamo ogni anno 3,9 milioni litri di cedrata, toniche e linea Fiori e Frutti per un fatturato di 9,9 milioni di euro. Gli incrementi di costi con l’introduzione della sugar tax e della plastic tax rischiano di creare scenari di grave incertezza e difficoltà soprattutto nelle imprese tipiche della tradizione italiana. 10 cent/litro sui nostri prodotti - continua Accardo - significa un aggravio del 5%, in un momento di stagnazione economica su un segmento delle bibite zuccherate già in difficoltà. La tassa sulla plastica comporterà inoltre altri pesanti aumenti nei costi di approvvigionamento; anziché aiutare realtà ed eccellenze del made in Italy si rischia di mortificare chi fa impresa e depauperare il valor economico e sociale sul territorio».
Non meno caustiche e dolenti le dichiarazioni di Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg - azienda siciliana che imbottiglia bevande a marchio Coca-Cola «Plastic e Sugar tax sono due provvedimenti che non hanno finalità ambientali ma che rappresentano unicamente un’imposizione diretta con l’obiettivo di far cassa e recuperare risorse con ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese». «Se la parola “green” diventa sinonimo di tasse e balzelli, allora le aziende rischiano davvero di essere messe al muro compromettendo lo stato di salute dell’economia. La declinazione della filosofia “green” dev’essere quella degli incentivi, dei sostegni alle industrie, delle misure che non penalizzano i consumi ma i comportamenti».
In ultimo segnaliamo anche le proteste della IBG spa e del suo presidente Rosario Caputo: «Gli incrementi dei costi con l`introduzione della sugar tax e della plastic tax rischiano di creare scenari di grave incertezza e difficoltà soprattutto nelle piccole realtà tipiche della tradizione italiana significa un aggravio del 10%, in un momento di stagnazione economica su un segmento delle bibite zuccherate già in difficoltà. La tassa sulla plastica comporterà inoltre altri pesanti aumenti nei costi di approvvigionamento; anziché aiutare realtà ed eccellenze del made in Italy si rischia di mortificare chi fa impresa e depauperare il valor economico e sociale sul territorio».
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