L’emergenza sanitaria Covid-19 ha fatto precipitare il Paese in una delle sue notti più buie. Un dramma che ha travolto la vita di tutti gli italiani, molti si sono ammalati, tanti purtroppo hanno perso la vita. Nelle giornate più difficili, seguendo le indicazioni del Governo, ci si è dovuti chiudere in casa, tutti i locali dell’Ho.Re.Ca. sono stati chiusi per Decreto, una decisione senza dubbio opportuna, inevitabile.
E allora tutti abbiamo compiuto il necessario, ma anche si, piccolo sacrifico nel dover rinunciare a quella socialità che caratterizza da sempre le nostre comunità, Italian Life style, la chiamano, ovvero quel nostro modo di vivere e relazionarci che è parte radicata della nostra vita del nostro modo di essere meravigliosamente italiani. È stata una piccola rinuncia a fronte del dramma collettivo, ma è stato anche un tracollo economico senza precedenti per tutto il mercato del fuoricasa, per le centinaia di migliaia di locali, per tutta la filiera distributiva fino a giungere alle aziende di produzione. Un disastro, per un usare un termine appropriato, il fuoricasa italiano, insieme al turismo uno degli emblemi del made in Italy, uno degli assi portante dell’economia italiana, un emblema del Paese, della sua storia e della sua cultura, si è inginocchiato di fronte al coronavirus. Tutto il settore, dai pubblici esercizi agli operatori della distribuzione si sono (ci siamo) ritrovati in una sorta di abisso.
I danni economici complessivi saranno difficili da quantificare, lascerà cicatrici profonde che solo un tempo lungo potrà sanare, ma l’aspetto più importante ora è ripartire, o se volete rinascere. Un antico detto recita: è per rinascere che siamo nati. La filiera Ho.Re.Ca. possiede questa preziosa prerogativa, specie se tutti gli operatori sapranno mettere in gioco cuore e passione. Una risalita dove anche le donne potranno e sapranno fare la loro parte, il mondo Horeca ha delle straordinarie affinità elettive con il mondo femminile; il fuoricasa italiano è sinonimo di accoglienza, di stile e buon gusto, qualità molto femminili. Non per nulla il 50% degli operatori della ristorazione sono donne. Ma non solo, sono ben 86 mila le donne con cariche direttive nel mondo della ristorazione italiana, Il dato emerge da un`elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese relativi alle cariche attive.
E allora, sono certa, le donne, resilienti, tenaci, testarde, sapranno trovare le energie più nascoste, sapranno rimboccarsi le maniche e ripartire, rimettere in moto la macchina, sfoderare il loro sorriso più bello e lanciarsi verso il futuro, con fiducia. Anche nel suo piccolo ADHOR, l’associazione delle donne dell’Horeca che ho fondato qualche anno fa insieme a delle mie amiche, anch’esse impegnate in questo settore, nel suo piccolo vorrà fare la sua parte. Impegno solidale, impegno sociale, come ad esempio il rilancio dell’iniziativa sul Bere Consapevole, ma anche nuove iniziative di beneficenza per aiutare chi in questo drammatico frangente ha sofferto più degli altri.
E allora proviamo sin d’ora tutti insieme ad immaginare il futuro, la notte passerà più in fretta, il futuro che vogliamo giungerà prima, sarà una nuova alba.
Paola Giacchero
Presidente di Adhor, Consigliera Italgrob
“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia.
Perché oltre la nera cortina della notte c`è un`alba che ci aspetta”
K. Gibran
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