29 Maggio 2020

Turismo, ultima chiamata per i piani di salvataggio


Turismo, ultima chiamata per i piani di salvataggio

Turismo: ultimo appello al Governo. È quello che lanciano le decine di migliaia di imprese e attività del settore in vista della stagione più difficile di sempre. In gioco non ci sono solo i ricavi dell’estate 2020 ma la stessa sopravvivenza delle aziende e delle filiere collegate. Si confida nell’intervento dello Stato ma il decreto Rilancio mostra molti limiti a partire dalle risorse stanziate, appena 4 miliardi di cui 2,4 destinati a finanziare il voucher vacanza.

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Restano così circa 1,6 miliardi come stampella per un comparto che genera il 13% del Pil. Ben poca cosa rispetto ai 18 miliardi di aiuti messi in campo dal governo francese. Nel pomeriggio del 28 maggio le principali associazioni del comparto verranno ascoltate in Commissione bilancio della Camera per avanzare le istanze degli imprenditori: in diversi casi sono stati esclusi dal provvedimento, in altri sperano in una maggiore semplificazione nell’accesso agli aiuti e in un allungamento dei tempi degli ammortizzatori sociali.

«Siamo consapevoli che il turismo richiede ulteriori interventi ha detto il premier Conte e siamo tutti d’accordo. Vorremmo però conoscere anche le misure e i tempi in cui si concretizzerà questo intervento – spiega Marina Lalli, Presidente designata di Federturismo Confindustria –. Il tempo sta scadendo e la sofferenza delle imprese del settore sta diventando insopportabile. La cura che serve al Paese non può consistere in provvedimenti tampone e in misure che non servono alle aziende: il bonus vacanza così come è stato concepito non è un aiuto ma un aggravio. Sul fronte fiscale abbiamo ottenuto l’abolizione della prima rata dell’Imu ma non per tutte le imprese turistiche, chiediamo quindi un’estensione e lo stralcio per tutto il 2020 così come l’abolizione della Tari».

Il mondo del turismo organizzato, oltre 13mila aziende, 730mila addetti e 105 miliardi di ricavi diretti e indotto si sente del tutto abbandonato perché le misure non garantiscono la sopravvivenza del settore ferme da sei mesi.

 

«Il grido d’allarme era stato lanciato da tempo. Ora è necessario introdurre modifiche sostanziali al decreto» incalza Nardo Filippetti, presidente di Astoi (tour operator). Opinioni condivise da Domenico Pellegrino, presidente Aidit (distribuzione turistica) che aggiunge: «Nel decreto non si considerano le specificità delle agenzie di viaggio a cui sono destinati solo 25 milioni da dividere tra oltre 12mila aziende (meno di 2.100 euro per agenzia ndr). Risorse minime e direi offensive». Ieri gli agenti di viaggio hanno dato vita a flash mob e Filippetti e Pellegrino chiedono l’aumento del fondo per il turismo organizzato, il prolungamento della Cig in proroga a fine anno, il tax credit vacanze anche per l’acquisto dei pacchetti turistici e l’eliminazione del limite a 5 milioni al credito d’imposta per gli affitti per tour operator, agenzie e organizzatori di eventi. Da parte sua Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Confindustria Alberghi ricorda che «il decreto è arrivato tardi e le misure oggi sono chiaramente insufficienti. Sul Recovery Fund, per esempio, ci domandiamo quando si arriverà a sciogliere il nodo europeo e temiamo tempi troppo lunghi per la sua attuazione».

 

Preoccupazione al massimo nel pubblico spettacolo, 3mila Pmi, 180mila addetti e circa 2,8 miliardi di ricavi. «Nonostante le sollecitazioni il Governo è rimasto immobile e cieco di fronte all’agonia dell’intrattenimento rimasto senza alcun provvedimento» dice Luciano Zanchi, presidente di Assointrattenimento (discoteche). Giudizio condiviso da Massimo Piccaluga, presidente dell’Anesv, i cui parchi di divertimento sono attività capital intensive perché ogni anno debbono “offrire” una nuova attrazione che calamiti il pubblico.
«In questi mesi le nostre aziende hanno perso milioni di euro ma non è stata prevista alcuna forma di sostegno né dai fondi sul turismo né da quelli per lo spettacolo. I nostri 25mila lavoratori stagionali sono rimasti fuori dai bonus per i dipendenti delle imprese turistiche e restano privi di alcuna tutela da parte del Governo».

 

 

Fonte Il Sole 24 Ore

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