29 Aprile 2021

Primi giorni di riaperture: ancora alcune perplessità da Filiera Italia e Fipe


Primi giorni di riaperture: ancora alcune perplessità da Filiera Italia e Fipe

Lunedì 26 aprile il ritorno in zona gialla della maggior parte delle regioni italiane ha portato ad una parziale riapertura dei pubblici esercizi, ancora sottoposti a ferree normative atte a contrastare il diffondersi del Coronavirus. La ripresa però viaggia di pari passo con alcune perplessità che dopo le prime ore sono stare messe in rilievo da Fipe e Filieria Italia.


Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che già aveva espresso disappunto per le forti limitazioni contenute nel nuovo decreto, sottolinea ancora come sia sempre più evidente che il contagio avvenga in altri luoghi ad alta frequentazione, poco controllati a differenza dei pubblici esercizi e che quindi la politica delle chiusure non porti a risultati efficaci: «Da mesi dinanzi ai contagi che crescono denunciamo l’inefficacia di misure di contrasto della pandemia che hanno un unico leit motiv: la chiusura dei pubblici esercizi. Oggi abbiamo appreso che da un’operazione condotta dai Nas in un migliaio di imprese mai sottoposte a misure restrittive in tutta Italia emerge che il Covid 19 circola abbondantemente in questi luoghi frequentati ogni giorno da milioni di persone. In poche parole, si è scoperta l’acqua calda» dichiara così Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe Confcommercio. «È ora di abbandonare la politica delle chiusure - aggiunge la Federazione - e concentrarsi sui controlli che vanno estesi e rafforzati a tutte le attività perché se si rispettano i protocolli tutti possono lavorare in sicurezza. È inaccettabile che dinanzi alla circolazione del virus si utilizzino le nostre attività come capro espiatorio per dire che si sta facendo tutto il possibile, mentre non è affatto così».


Per riaperture più ragionate in termini di sicurezza si esprime anche Filiera Italia, che evidenzia come il primo giorno di zona gialla sia stato “un grande flop” con molti ristoranti svantaggiati rispetto ai bar a causa della mancanza di spazi per il consumo all’esterno. Proprio i dehors, secondo Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera italia, rappresenterebbero un punto critico, causa di assembramenti, piuttosto che un servizio idoneo alla situazione attuale: «Era facile da immaginare» commenta Scordamaglia «Se si apre solo all’esterno con pochi tavoli, spesso ammucchiati, e si lasciano chiusi la stragrande maggioranza dei ristoranti con disponibilità di servizio al tavolo solo al chiuso dove, ricordiamolo, si genera l’85% del fatturato dei ristoranti italiani, non ci si può sorprendere se la tensione sale, invece che ridursi, per l’ingiustificata discriminazione fatta».


Un indirizzo che secondo Filiera Italia va in senso esattamente contrario a quanto il CTS aveva raccomandato lo scorso febbraio, quando in un parere aveva chiarito che i ristoranti, molto più dei bar, possono garantire la sicurezza dei posti a sedere, evitando il consumo al banco e garantendo i distanziamenti previsti. «E invece ieri si è assistito alla massiccia apertura di bar con spazi improvvisati all’aperto - prosegue il consigliere delegato - e i ristoranti che avevano investito in sicurezza sono rimasti chiusi e secondo le previsioni, lo resteranno ancora per un mese».


Conclude infine Scordamaglia «Urgente anticipare le aperture dei ristoranti al chiuso e prevederle sin da subito per pranzo e cena – stesse garanzie ma passa per la cena in media l’80% del fatturato dei ristoranti – o il settore della ristorazione di questo Paese, e con esso buona parte della filiera agroalimentare, finirà con il non ripartire più».

Fonte Horecanews.it

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