Occorre valorizzarla con tavolo di confronto, l'accelerazione da Pnrr potrebbe generare un impatto di rilievo sul lavoro
«Trattare la montagna in uno schema nuovo è ciò che si deve provare a fare valorizzando le caratteristiche peculiari presenti e mettendo ad un tavolo, parlarsi e confrontarsi il sistema imprenditoriale con le istituzioni»: è quanto dichiara Vito Grassi, vice presidente di Confindustria e presidente del consiglio per le rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale all'incontro 'Metromontagna - Una nuova visione per le terre alte', organizzato questa mattina a Rieti.
«Territorio e coesione sono due parole interconnesse tra loro e molto importanti per le aree interne. Il territorio rappresenta infatti l'infrastruttura di base, così come la chiave per lo sviluppo. È necessaria quindi un'attenta analisi dei fabbisogni specifici», prosegue Grassi. «Morfologia e collocazione geografica così come distribuzione demografica ed integrazione con gli insediamenti produttivi rappresentano elementi che non si possono prescindere se si vogliono favorire le opportunità di sviluppo. La componente ambientale costituisce, poi, una variabile che deve essere incorporata nei contenuti progettuali e dev'essere gestita, senza creare però ulteriori aggravi. Non deve esserci quindi una contrapposizione tra collettività ed istituzioni, non deve prevalere immobilismo travestito da conservazione. Non ci devono essere pretesti per chiudersi in se stessi.
L'importanza economica della montagna è un valore che non possiamo permetterci di trascurare. C'è una necessità di una rinnovata attenzione per i servizi essenziali e il rilancio delle vocazioni produttive. Affrontare il tema delle aree interne significa anche affrontare il tema delle aree montane, che coprono il 54,3% del territorio nazionale, ma dove, nonostante le difficoltà, il tasso di imprenditorialità è elevato e genera 48 miliardi di euro all'anno.
Oggi, con l'accelerazione impressa dal Pnrr sulla dotazione infrastrutturale, possiamo ottenere impatti rilevanti sul lavoro e sulla crescita e, nel lungo periodo, effetti positivi sulla riduzione dei divari strutturali, primario obiettivo di ogni concreta ed efficace politica di coesione» conclude Grassi.
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