Attualità

10 Maggio 2022

Agroindustria, mondo del bio contro Syngenta

La polemica innescata dalle affermazioni del CEO di una multinazionale svizzera


Agroindustria, mondo del bio contro Syngenta

Pochi giorni fa Erik Fyrwald, CEO della Syngenta, multinazionale elvetica (rilevata nel 2017 dal gruppo cinese ChemChina) che produce semi e prodotti chimici per l'agricoltura, ha rilasciato un'intervista ad un giornale locale in cui avrebbe affermato che di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale innescata dalla guerra sul fronte ucraino, sarebbe necessario rinunciare all'agricoltura bio per ottenere maggiori rese produttive e che i Paesi ricchi avrebbero l'obbligo di aumentare la loro produzione agricola per evitare una catastrofe mondiale.

Le reazioni non si sono fatte attendere: «I dati scientifici dicono che l'agricoltura biologica trattiene al suolo il doppio di CO2 di quella convenzionale: chi sostiene che il bio inquina di più dice bugie» afferma Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. Fyrwald avrebbe dichiarato inoltre che il metodo biologico danneggia il clima ed alimenta un consumo di terra perché necessita di superfici più estese

Inutile sottolinearlo, affermazioni di questo genere sono come fumo negli occhi per l'agricoltura nostrana, a circa due mesi dall'approvazione della legge sul biologico. «Col metodo bio la riduzione di produzione è compresa tra l'8 e il 24% nell'anno - rimarca la Mammuccini - invece nel medio-lungo periodo la produzione è pari al convenzionale se non di più, perché l'agricoltura biologica non fa perdere fertilità al suolo e frena la desertificazione».


La Syngenta è corsa subito ai ripari chiarendo che le dichiarazioni di Fyrwald sarebbero state estrapolate da un ragionamento più ampio e che, per l'azienda l'agricoltura biologica è oggetto di grandi investimenti in ricerca & sviluppo.

Tra le reazioni anche quella di Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti: «Le dichiarazioni tipo quelle di Fyrwald purtroppo non sono un caso isolato ma rappresentano la punta dell'iceberg di una pericolosa strumentalizzazione degli effetti della guerra per ridurre le garanzie qualitative e di sicurezza degli alimenti ma anche la trasparenza dell'informazione ai consumatori. Occorre lasciare agli imprenditori la libertà di decidere cosa produrre sulla base dei propri interessi e della domanda dei consumatori».

TAG: BIO,COLDIRETTI,ERIK FYRWALD,ETTORE PRANDINI,FEDERBIO,MARIA GRAZIA MAMMUCCINI,SYNGENTA

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