Attualità
31 Maggio 2022Nell'ultima settimana le quotazioni mondiali del grano sono scese del 12%
A favorire la discesa della quotazione del grano, secondo l'analisi di Coldiretti, è sia la spinta del via libera al passaggio delle navi cargo straniere annunciato dalla Russia a Mariupol, sia le nuove opportunità offerte dal trasporto ferroviario.
«La partenza delle navi - sottolinea la Coldiretti - significa lo svuotamento dei magazzini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali tra grano, orzo e mais destinati alle esportazioni sia in Paesi ricchi che in quelli più poveri dove il blocco rischia di provocare rivolte e carestie. Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi».
Il (temporaneo?) calo delle quotazioni però non deve indurre a pensare alla fine dell'emergenza ma, come chiarisce la Coldiretti, in realtà indica «l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti. Le speculazioni si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto».
Questa è una situazione che riguarda anche l'Unione Europea dove il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.
La situazione (difficile) dell'Italia
Il nostro è un Paese che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti. In particolare l’Italia ha acquistato dall’Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione ma anche 785 milioni di chili di mais, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.
«L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini rimarcando quanto sia fondamentale adesso intervenire contenendo il caro energia e i costi di produzione per salvare tante aziende dal baratro.
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