Attualità
02 Gennaio 2023Nella black list prodotti provenienti da Polonia, Turchia, India e Cina
Dal recente dossier Coldiretti sulla “Black list dei cibi più pericolosi sugli scaffali” venduti in Italia è emerso che gli allarmi alimentari nel nostro Paese sono cresciuti del 31% pari a 389 notifiche inviate all'Unione Europea. L'80% di queste notifiche è legato a cibi provenienti dall'estero, la cui diffusione è aumentata in relazione alla crescita dei prezzi. Sotto osservazione dunque cibi contenenti residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti.
Carne di pollo low cost polacca, agrumi come mandarini e pompelmi dalla Turchia, peperoni sempre turchi, pepe nero brasiliano e semi di sesamo dall’India, di moda per le insalatone salutiste, sono ai primi posti primi della “black list” dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute rilevati nella Ue, nella quale entrano per la prima volta anche le arance dall’Egitto, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del Rapporto Rassf.
In generale, in testa alla classifica dei Paesi dai quali arrivano i prodotti più contaminati c’è la Turchia, presente per ben tre volte nella top-ten dei cibi più pericolosi e responsabile del 13% degli allarmi alimentari scattati in Europa. A seguire, l’India e la Polonia, imputabili per l’8% delle notifiche complessive, ma preoccupazioni – continua la Coldiretti – vengono anche dalla Cina, che rappresenta quasi la metà delle notifiche relative ai materiali a contatto con gli alimenti, per la presenza di sostanze non autorizzate nei prodotti di plastica, come il bambù e la migrazione di ammine aromatiche, melamina, formaldeide, ecc.
Per far fronte a questo problema l’Ue ha lanciato un’azione sui materiali a contatto con gli alimenti contenenti “polvere” di bambù, venduti illegalmente nel mercato dell’Ue, che ingannano il consumatore con finti prodotti “naturali” ed “ecologici” quando in realtà sono di plastica e rappresentano un rischio per la salute, in quanto possono trasferire sostanze indesiderate al cibo.
Un’emergenza quindi che – sottolinea la Coldiretti – non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi. I pericoli maggiori sono venuti da prodotti ortofrutticoli, in particolare peperoni, mandarini e pompelmi turchi contenenti residui di pesticidi e dalla carne di pollo polacca contaminata dalla Salmonella, ma si conferma, rispetto allo scorso anno, anche il rischio della presenza di ossido di etilene nei semi di sesamo provenienti dall’India, utilizzato tal quale nelle insalate ritenute salutistiche e come ingrediente in molti prodotti dell’industria alimentare.
Non si tratta peraltro di quantità trascurabili per l’Italia, visto che nel 2022 le importazioni di carne di pollo dalla Polonia sono più che raddoppiate (+126%) rispetto al 2021, raggiungendo la quantità di 15 milioni di chili, secondo l’analisi di Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi otto mesi dell’anno.
Entra invece nella black list l’Egitto, sia con le arance, che presentano residui di pesticidi non autorizzati nell’Ue come il Chlorpyrifos e che pongono anche grossi problemi sull’identità territoriale, in quanto spesso vengono spacciati per prodotto nazionale, sia con le arachidi, che hanno fatto registrare un elevato contenuto delle cancerogene aflatossine. Nella lista si confermano poi il pepe nero brasiliano contaminato da Salmonella e i fichi secchi turchi, i pistacchi iraniani e le arachidi dagli Usa per la presenza di aflatossine.
Non sorprende dunque che l’88% degli italiani voglia il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da Paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue, secondo l’analisi Coldiretti/Censis. Secondo la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri Paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati, magari sfruttando il ricorso a lavoro semischiavistico o minorile o, anche, a produzioni senza rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale.
«Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee» afferma Ettore Prandini, presidente della Coldiretti sottolineando la necessità «che l’Unione Europea assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali a partire dal trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee».
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