Birra
30 Dicembre 2022Pratolongo di Assobirra: «in Europa sono più basse a discapito mercato interno»
«Il comparto della birra, 850 grandi, medie e piccole aziende, 9 miliardi di valore complessivo generato, 118.000 dipendenti e oltre 250 milioni di investimenti solo negli ultimi 4 anni, vive con grande apprensione i lavori sulla Legge di Bilancio, in quanto rischia di dover fronteggiare un aumento insostenibile della tassazione a partire dal 1° gennaio 2023».
A lanciare l'allarme è Assobirra secondo cui gli aumenti impatteranno in modo devastante sui piani di investimento in impianti, crescita e sviluppo della filiera agricola delle aziende e che vedrebbero un aggravio fino al 30% del costo di accise nei piccoli produttori.
L'emendamento 75.038 a firma Nevi, Carloni, Cerreto, Gadda - si legge in una nota - chiede di prorogare la riduzione a 2,94 euro per ettolitro di grado plato per tutti, unitamente a sconti progressivi per i piccoli birrifici con produzione annua fino a 60 mila ettolitri, misura dal costo complessivo di 12 milioni di euro.
Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra ricorda che in questi mesi «è stato sviluppato un percorso importante con il Ministro Lollobrigida e tutte le forze politiche di maggioranza sulla necessità di rendere più competitivo il comparto italiano della birra in Europa, dove i principali produttori, Germania e Spagna in primis, godono di un livello di accise nettamente più sostenibile del nostro, il quale favorisce l'importazione di birra straniera in Italia, a discapito dello sviluppo del mercato interno».
«La proroga sul 2023 di livelli più bassi di accise è condivisa e sostenuta da tutte le associazioni del comparto, AssoBirra, Coldiretti e Unionbirrai, un settore unito che non chiede aiuto, ma sostegno alla crescita economica e competitiva della filiera nonché allo sviluppo di una cultura italiana delle birra sempre più apprezzata, anche all'estero» aggiunge Pratolongo.
«Aumentare le tasse adesso, dopo due anni di Covid e di crisi economica è un trattamento che il settore non merita nel modo più categorico. Auspichiamo che il Governo tenga conto delle nostre reali e concrete preoccupazioni prorogando la misura per il 2023».
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