Vino
30 Settembre 2024È uno scenario in chiaroscuro quello della vendemmia italiana 2024: pur registrando un +7% sui valori del 2023 con 41 milioni di ettolitri, il raccolto di quest'anno rimane distante (-12,8%) dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio, mancando l’obiettivo ottimale stimato dalle imprese del vino tra i 43-45 milioni di ettolitri. A ridurre il potenziale produttivo i fenomeni climatici estremi, le piogge eccessive al Centro-Nord e l'estrema siccità nel Sud. Nonostante tutto però, l'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini evidenziano un'annata di buona qualità.
Rispetto allo scorso anno, l'indagine fotografa una sostanziale tenuta al Nord (+0,6% la performance della macroregione), accompagnata da una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che tuttavia non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in forte flessione, a -25,7%. Nello scenario globale, la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.
Per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà, alla tipologia, alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato. Al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto (da maggio) anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato, come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano invece nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito sicuramente in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica.
«Il settore vive una stagione complicata anche se l’Italia sta facendo meglio dei competitor, ma non per questo si deve pensare di distrarre i fondi strategici per incentivare gli estirpi. La stragrande maggioranza delle nostre aziende è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento; per questo il tavolo Ue del Gruppo di alto livello deve concentrarsi più a sostenere chi vuole restare nel business che a incentivare chi vuole abbandonare» ha detto Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini.
«È necessario continuare a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento al nuovo contesto, che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna, adoperandosi per mantenere il forte appeal che per i giovani ha fin qui avuto il lavoro in vigna e in cantina. Attirare le giovani generazioni è lo scopo di percorsi di studio specifici, in grado di cogliere con adeguato anticipo le tendenze in atto e utilizzare la tecnologia al meglio valorizzando il vino per preservare ed esaltarne la cultura» aggiunge Livio Proietti, presidente di Ismea.
«Nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina. In campo abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia per ottenere uve al massimo del loro potenziale. In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare la materia prima, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche» ha concluso Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi.
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