Occorre preservare e sviluppare il rapporto con Governo, Parlamento, amministrazioni locali e istituzioni della società civile per coinvolgerli nella promozione di modelli di consumo responsabile, gli unici in grado di combattere i rischi ed i pericoli di alcune mode che stanno affermandosi tra i giovani e le cui politiche di contrasto finora messe in atto finiscono per penalizzare l’ampia fascia di consumatori attenti, responsabili.
Pur in un contesto che registra da anni una progressiva riduzione nei livelli di consumo di bevande alcoliche, e nonostante alcune misure di contrasto e prevenzione, che non si sono dimostrate efficaci ma hanno bensì aggravato l’andamento generale dei consumi, il settore si conferma strategico nell’economia nazionale, nell’export e nella conquista di nuovi mercati.
Federvini, infatti, è espressione di un settore che, nel 2010, ha raggiunto un fatturato di circa 10 miliardi di euro per circa 54 milioni di ettolitri prodotti. Di questi 24,84 mid hanno costituito la quota di export, che corrisponde a un valore di 4,6 miliardi di euro. Un dato che fa della filiera allargata rappresentata da Federvini la prima voce dell’export food e la terza in assoluto delle esportazioni nazionali.
La rilevanza del settore è confermata dal gettito delle imposte connesse alla produzione e al consumo, che nel 2010 hanno raggiunto i 557 milioni di euro per quanto riguarda le accise e 1 miliardo di euro per il gettito IVA.
Sono questi i punti significativi della relazione svolta ieri a Roma da Lamberto Vallarino Gancia, Presidente di Federvini, davanti alla platea di rappresentanti del settore.
L’impegno di Federvini, ha dichiarato il Presidente, deve anche indirizzarsi verso una maggiore sensibilizzazione del mondo politico ed amministrativo su alcuni provvedimenti in via di definizione, i cui effetti costituiscono un importante elemento nella tenuta e nello sviluppo futuro del comparto. Un esempio per tutti viene dal caso della direttiva accise, le cui modifiche, nel caso fossero state approvate, avrebbero potuto rappresentare un danno irrimediabile. L’introduzione di nuovi metodi di classificazione dei prodotti ai fini dell’applicazione delle accise sui vini, spiriti, birra e prodotti intermedi, finirebbe infatti per costituire un ulteriore disincentivo al consumo anche da parte di quella grande maggioranza di consumatori (stimati da una recente indagine ISPO in oltre il 90%) moderati e responsabili.
Federvini è altrettanto impegnata sul tema dell’export. In un contesto economico difficile il settore dei prodotti alcolici si conferma uno dei motore delle esportazioni italiane, di gran lunga prima voce dell’export alimentare italiano. Un dato di fatto che anche nei primi mesi del 2011 trova conferma del buon andamento del comparto, grazie alla sostanziale ripresa dei mercati storicamente vicini al prodotto italiano e all’apertura di nuovi interessanti sbocchi.
Alla grinta degli operatori si sono accompagnati i primi risultati di una maggiore attività di promozione, che tuttavia non sempre ha trovato un linguaggio comune fra tutti i protagonisti. Numerosissimi sono stati gli ostacoli, soprattutto tecnici (dazi, analisi, licenze, ..) che il settore ha incontrato su quei mercati che più di altri mostrano interesse verso i prodotti italiani. Anche su questo fronte Federvini ha auspicato una maggiore determinazione sia nei confronti della UE perché faccia sentire più forte la sua voce, sia direttamente con i Governi dei paesi interessati, con cui l’Italia intrattiene rapporti economici diretti.
Il Presidente di Federvini ha chisto quindi con ancora maggiore convinzione che si guardi al comparto come un settore economico nazionale, dotandolo di strumenti idonei a partire da un osservatorio nazionale.
In tema di tutela del prodotto made in Italy, Federvini ha ricordato l’importante contributo dato all’attuazione del decreto legislativo 61/2010, grazie al quale è stato possibile passare dalla precedente disciplina del 1992 sui prodotti a denominazione di origine e ad indicazione geografica alla nuova disciplina comunitaria, grazie alla quale sarà possibile ottenere tutela su base europea.
Vi sono anche aspetti sui quali Federvini chiede di tornare a riflettere, per esempio quello dei controlli. Federvini ha ribadito la massima condivisione a garanzia tanto del consumatore quanto del prodotto made in Italy. Tuttavia, ha ricordato Gancia, occorre prestare attenzione e combattere quei controlli che finiscono per essere di fatto inutili orpelli e generale ulteriori oneri che non portano alcun beneficio concreto. E un ulteriore franco confronto va operato in merito alla attività dei Consorzi, così come delineata sempre nel decreto legislativo 61, in particolare quando gli oneri di questa attività vadano a gravare su tutti gli operatori, anche quelli non aderenti.
Soddisfazione infine è stata espressa sui lavori di valorizzazione dei liquori e delle acquaviti in conseguenza della approvazione del regolamento comunitario: aver visto riconoscere Grappa come indicazione geografica italiana, insieme a Brandy Italiano e tante altre denominazioni, è motivo di grande orgoglio perché testimonia l’attenzione che è stata data dalle imprese per tutelare e migliorare la qualità e l’immagine di queste grandi produzioni tradizionali italiane.
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