Il Prosecco DOC è un “fenomeno” del mercato enoico mondiale. Il vino del Nord Est italiano ha oramai conquistato diversi mercati internazionali, rafforzando la sua posizione di vino frizzante che unisce una antica e tutelata tradizione legata al territorio del Veneto e di parte del Friuli Venezia Giulia, ad un’immagine giovane che è entrata nelle abitudini di consumo di italiani e forestieri.
Forse ricorderete che le Regioni e la filiera, lo scorso luglio, hanno dato vita ad un progetto determinante per seguire l’evoluzione del Prosecco, fissando un tetto di produzione complessiva di Prosecco DOC pari ad una superficie produttiva di 16.500 ettari nel Veneto e di 3.500 ettari nel Friuli Venezia Giulia. Oggi i protagonisti di quell’accordo hanno confermato questa strategia e si continuerà ad operare in questa direzione al fine di garantire una lunga e prospera vita a questo prodotto così eccezionale.
Questi concetti sono stati ribaditi dall’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, durante la riunione svoltasi nella località Prosecco di Trieste, che dà il nome al vino, con il rappresentante del Friuli Venezia Giulia Luca Bulfone, Direttore centrale della Direzione risorse rurali agroalimentari e forestali e il vicepresidente del Consorzio di tutela della DOC Giorgio Serena: «Quella della verifica dell’andamento della produzione di Prosecco DOC è una partita strategica per l’intero sistema enologico ed economico del Veneto e del Friuli Venezia Giulia (…). Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo consentire scivolamenti o fughe in avanti rispetto all’esigenza oggettiva di equilibrare aumento della produzione con aumento della domanda”.
Nonostante la domanda aumenterà, stando alle proiezioni Cirve, il limite degli ettari deputati alla produzione rappresenta una soglia che conferisce prestigio e qualità massima al Prosecco DOC.
«Ribadiamo l’assoluta necessità di mantenere il blocco degli impianti, come pattuito nel 2011» ha ribadito Serena, sottolineando che lo sviluppo non passa attraverso l’espansione dei vigneti, ma attraverso il mantenimento della qualità e attraverso un’azione di controllo che garantisce l’alto valore di questo vino che fa capo a 8 mila produttori.
Necessario inoltre, spiegano dal Consorzio, è tutelare questo vino anche dalle falsificazioni estere.
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