12 Febbraio 2013

Chianti Classico revolution: riassetto complessivo della denominazione


La “Chianti Classico revolution” è realtà: il Consorzio Vino Chianti Classico vara il riassetto complessivo della denominazione e lo modella all’insegna dell’innalzamento qualitativo e della competitività. I punti fondamentali di questa vera e propria rivoluzione vanno dalla realizzazione di un restyling dello storico marchio del Gallo Nero all’introduzione di un nuovo vino al vertice della piramide qualitativa delle etichette prodotte dalla denominazione; dalla valorizzazione della tipologia Riserva, alla scomparsa del cosiddetto “atto a divenire” nella movimentazione del vino sfuso.

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I dettagli di quella che si preannuncia come una delle più importanti operazioni nel mondo delle denominazioni italiane, saranno illustrati dal Consorzio il 19 febbraio alla “Chianti Classico Collection”, l’anteprima delle annate 2012, 2011 e della Riserva 2010 del Chianti Classico di scena alla Stazione Leopolda a Firenze (18 febbraio per gli operatori, 19 e 20 febbraio per la stampa).

 

E’ una vera e propria rivoluzione quella voluta dal Consorzio di uno dei vini italiani più famosi al mondo e che sarà svelata in occasione dell’Anteprima delle nuove annate del Gallo Nero.

Una riassetto della Denominazione che prevede un deciso restyling dal nuovo marchio consortile (progettato dallo studio milanese specializzato in strategic design Robilant & Associati), che diventerà un punto di riferimento di tutte le etichette dei vini prodotti nel Chianti Classico; la nuova tipologia che diventerà il top della qualità espressa da una delle denominazioni più prestigiose del panorama enologico del Bel Paese, fino a oggi presente sul mercato soltanto con le tipologie “Annata” e “Riserva”.

Ma non solo. In arrivo una serie di misure finalizzate a una maggiore valorizzazione della tipologia Riserva, che vale il 40% del fatturato della denominazione. Prima di tutto il fatto che il Chianti Classico potrà diventare Riserva solo se il produttore dichiarerà la destinazione del prodotto al momento della richiesta di idoneità, oltre ad alcune importanti novità per la movimentazione del vino sfuso. Quest’ultimo, potrà essere commercializzato solo se certificato come Chianti Classico (cioè soltanto dopo che la commissione d’assaggio lo ha certificato come tale), diversamente da quanto avviene oggi con il cosiddetto “atto a divenire”.

Un passaggio importante questo, che toglie di mezzo molte incertezze sul piano operativo di una denominazione così importante nel panorama enologico italiano ed internazionale. Una misura finalizzata a un ulteriore innalzamento qualitativo del prodotto da un lato e a una maggiore garanzia per il consumatore finale. Un lavoro, quello del Consorzio Vino Chianti Classico, tutto teso a far percepire al consumatore quell’innalzamento qualitativo conseguito dai vini del Gallo Nero durante un solido cammino di eccellenza e che permetterà di affrontare le nuove sfide del futuro con una serie di regole capaci di rendere il Chianti Classico più forte davanti alla crescente concorrenza internazionale. Un’operazione ancora più rigorosa di identificazione con la zona di produzione, attraverso il rafforzamento di un marchio che diventa una sorta di “Gallo del territorio”, oltre a porsi sempre di più come segno distintivo del Chianti Classico dal Chianti generico.

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