31 Maggio 2013

Prosecco: braccio di ferro con la Croazia


Dal 1° luglio l’Unione Europea apre le porte alla Croazia, 28simo membro; i nuovi arrivati sanno già che ad attenderli c’è battaglia da parte dell’Italia, a colpi di... "bollicine" e richieste all`UE.

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La causa? La rivendicazione, da parte dell’Italia, in particolare dal Veneto, della denominazione "prosecco". Facciamo un passo indietro. La Croazia produce vino spumeggiante, il prosek, assolutamente dolce, diverso in tutto e per tutto dal nostro, ma in competizione e spesso confuso in Europa, laddove non c’è cultura di prodotto; il mercato di riferimento del prosek è, soprattutto, la Germania. L’Italia è corsa ai ripari e ha chiesto alla UE di vietare l’utilizzo di questa denominazione, ingannevole. Ma, pur con altro nome, i prosek sarà venduto, ovviamente, in ogni nazione. «Nessuno ci ha vietato la produzione. Continueremo come prima» ha dichiarato la signora Lada Terezic, la più grande produttrice delle bollicine croate, con 140 mila litri. In tutto, la Croazia produce 200 mila litri; il pericolo croato è alle porte per il nostro prosecco?

Aldilà della minaccia croata, lo spumante italiano è a rischio in generale: i tedeschi, la «Prosecco Generation» (ad indicare i giovani facoltosi e modaioli della repubblica federale) amano molto questo prodotto, ne bevono 27milioni di bottiglie l’anno. Ma le cifre consumate non sono in accordo con le produzioni effettive italiane. La produzione italiana è limitata a 27 milioni all`anno: stando a queste cifre andrebbero tutte in Germania. Invece non è così, ovviamente. Dunque, cosa bevono in realtà i tedeschi? La risposta è che in Germania bevono falsi spumanti italiani. Nel 2009 il tribunale di Trier, Treviri, ha emanato una sentenza per cui è legale indicare sull`etichetta di un prosecco fatto in Germania «made in Italy», l’importante è che sia stato prodotto con vino proveniente dall’Italia.

Insomma, la guerra è aperta, e il fronte italiano del prosecco se la vedrà dura.

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