Non utilizza neanche una goccia di petrolio la nuova Sant’Anna Bio Bottle, la prima bottiglia di acqua minerale 100% vegetale, una speciale bottiglia prodotta con il biopolimero Ingeo™, che si ricava dalle piante anziché dal petrolio.
Questa rivoluzione epocale nel packaging è frutto dell’iniziativa dell’azienda piemontese Fonti di Vinadio, che in poco più di 10 anni di attività si è già fatta notare per l’intraprendenza e il modo innovativo di produrre, distribuire e comunicare, fino a diventare un marchio leader a livello nazionale. Sensibile alle tematiche ambientali, convinta che la rivoluzione ecosostenibile possa cominciare dai prodotti di largo consumo (la bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri è infatti il formato più venduto del settore e tra i prodotti più venduti in assoluto nel nostro Paese), Fonti di Vinadio è la prima azienda privata a sposare una politica ecocompatibile con una iniziativa di tale portata nel mass market.
Questo rivoluzionario materiale presenta le stesse caratteristiche del materiale sintetico: stessa leggerezza, robustezza e praticità senza contenere nemmeno una goccia di petrolio! Inoltre, gli studi dimostrano che questo particolare biopolimero non rilascia alcuna sostanza nell’acqua, pertanto il contenuto è fresco e puro come l’acqua imbottigliata in vetro, pur mantenendo tutta la praticità, leggerezza e maneggevolezza delle plastiche tradizionali!
Bio Bottle riveste, dunque, grande importanza non solo per il plus ecosostenibile, ma anche per la conservazione ottimale che garantisce al prodotto. «L’impiego di risorse annualmente rinnovabili, anziché del petrolio, per produrre questo bipolimero - spiega l’imprenditore Alberto Bertone, Presidente di Fonti di Vinadio Spa - riduce la dipendenza dai combustibili fossili e, grazie a processi manifatturieri più sostenibili, contribuisce all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, la causa principale dell’effetto serra».
La nuova Sant’Anna Bio Bottle permette importanti risparmi energetici e riduce l’inquinamento rispetto alle bottiglie in plastica tradizionale. La portata innovativa di questo prodotto ha suscitato curiosità e attenzione da parte non solo del pubblico e del mondo dell’informazione, ma anche di ricercatori e studiosi di nuovi materiali e metodi di smaltimento degli imballaggi. Questa esperienza apre infatti le porte a nuovi scenari futuri su prodotti di largo consumo più ecosostenibili. Sant’Anna Bio Bottle dopo il consumo si può conferire nella raccolta differenziata dell’organico, ed avviare ad un particolare trattamento, il compostaggio, ovvero una biodegradazione controllata, che avviene in ambiente dove temperatura e tassi di umidità controllati accelerano semplicemente un processo che avverrebbe normalmente in natura.
Un test effettuato con AMIAT - Azienda Multiservizi Igiene Ambientale Torino, ha dimostrato che dopo solo 8 settimane non resta più nessun frammento di Sant’Anna Bio Bottle. Una pubblicazione ufficiale del WWF, distribuita nel corso della recente conferenza Mondiale sul clima di Copenaghen, auspicava la sostituzione dei processi petrolchimici con processi biologici e indicava il PLA come sostituto naturale di PET e PS al fine di produrre significativi benefits in termini di riduzione delle emissioni di gas effetto serra. Sant’Anna Bio Bottle ha già ottenuto il riconoscimento del marchio CIC dal Consorzio Italiano Compostatori, che promuove una reale politica di riduzione dei rifiuti e soluzioni improntate alla minimizzazione dell’impatto ambientale.
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