Il mercato italiano ha un crescente ruolo strategico per il mondo della birra europeo. È quanto emerge da una nota di AssoBirra (Associazione degli Industriali della birra e del malto), in merito agli ultimi dati dello studio Beer Statistics 2015, presentato ieri dal`associazione europea The Brewers of Europe. Nel Vecchio Continente sono attivi, sulla base dei dati 2014, 6.500 birrifici e il settore occupa direttamente 136 mila persone ed esporta 80 milioni di ettolitri di birra.
Per Pierre-Olivier Bergeron, segretario generale di The Brewers of Europe, «i dati confermano il ruolo della birra nell`economia Ue e raccontano come questo prodotto si stia riprendendo dalla crisi economica globale del 2008/2009: nel 2014 i posti di lavoro creati dal settore birrario in Ue, infatti, sono aumentati del 3,9% rispetto al 2013, mentre i birrifici attivi negli stati membri sono il doppio del 2008, anno di inizio della crisi».
Il ruolo strategico dell`Italia è dimostrato dai 600 impianti produttivi (tra grandi aziende, microbirrifici e malterie) e dal quarto posto nella classifica dei maggiori mercati dopo Regno Unito, Germania e Francia con il 10% del totale. L`Italia è anche il 10° Paese per ettolitri prodotti (davanti, a realtà, come l`Irlanda, con una cultura birraria storicamente più radicata) e vede un continuo apprezzamento all`estero per le sue produzioni con circa 2 milioni di ettolitri esportati, il 135% in più rispetto a 10 anni fa, in particolare verso Regno Unito, Usa e Olanda.
«Nel panorama Europeo, l`Italia è ormai una realtà consolidata, pur rimanendo l`ultima per consumo pro-capite, con 29,2 litri a testa», ha affermato Filippo Terzaghi, Direttore AssoBirra. «La ripresa della crescita dell`export, +3,5% nell`ultimo anno dopo un biennio di flessione, riesce a sostenere il settore, nonostante una stagnazione del mercato interno che dura ormai da 10 anni. Sta cambiando però il profilo del consumatore, con un crescente interesse del pubblico femminile: oggi in Italia sempre più donne bevono birra (6 su 10, ma erano 2 su 10 negli anni Ottanta), tanto da avere la più ampia base di consumatrici d`Europa, anche se le italiane mantengono il consumo pro capite più basso, con 14 litri all`anno».
Secondo The Brewers of Europe, il successo del settore è ancora fortemente dipendente dal sostegno di politiche economiche mirate, ma ciò non vale per l`Italia. «Quello delle tasse - ribadisce Terzaghi - è un primato di cui avremmo volentieri fatto a meno: per una decisione del passato Governo, in Italia la tassazione sulla birra è cresciuta del 30% tra ottobre 2013 e gennaio 2015, limitando la capacità di investimento delle aziende del settore. Negli ultimi mesi il trend di nuove aperture è calato, mentre l`occupazione generata dalla birra si è ridotta in modo sensibile, fermandosi a 136.000 unità indotto incluso (-5,5% in due anni). Eppure, ogni anno la birra porta circa 4 miliardi di euro nelle casse dello Stato, tra accise, Iva, imposte sui redditi e sui salari, contributi sociali nel settore birrario e provenienti da settori collegati. Con un adeguato sostegno e una riduzione delle accise potremmo sicuramente fare di piu` e confermare la crescita degli anni passati».
Fonte Corriere della Sera
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