«Il 2015 è stato un altro anno complesso per tutto il comparto agroalimentare in Italia: i consumi hanno ancora una volta stentato e portato gli italiani a ripensare la ripartizione delle risorse economiche e le conseguenti scelte d’acquisto. Sebbene le esportazioni abbiano indubbiamente rappresentato una valida boccata di ossigeno per l’intero settore, occorre ridare dignità al mercato interno e ai consumi domestici e riconoscere alle produzioni di vini, di spiriti e di aceti un ruolo strategico nell’economia nazionale. È un gesto doveroso nei confronti dei nostri consumatori cui la crisi economica degli ultimi anni ha imposto di rivedere totalmente i criteri di spesa, ma lo è anche nei confronti dei milioni di turisti che ogni anno visitano l’Italia e per tutti coloro che guardano al nostro stile di vita per la sua piacevolezza, il suo equilibrio e la sua validità».
È questo il messaggio lanciato questa mattina a Roma dal Presidente di Federvini, Sandro Boscaini, in occasione dell’Assemblea Generale 2016 che ha approvato la Relazione sull’attività 2015.
Il mercato e i consumi interni
In uno scenario nazionale caratterizzato da impatti negativi sui consumi dovuti al protrarsi della crisi, anche il comparto rappresentato da Federvini - Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori e Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti e Affini – ha registrato nel 2015 un andamento poco dinamico, zavorrato inoltre dal peso degli aumenti d’accisa sulle bevande alcoliche e da altre criticità legate alla percezione delle stesse.
Questa fotografia trova rispondenza nelle evidenze di un recente studio condotto da Nielsen per Federvini sul consumo delle bevande alcoliche in Italia nel quinquennio 2011-2015. In tale periodo di riferimento si è assistito infatti ad una perdita di 1,8 milioni di consumatori (-5%) per un totale di 32,2 milioni. Tra coloro i quali continuano a consumare le bevande alcoliche si è davanti ad una diminuzione della frequenza del bere che passa da 4 volte a 3,6.
Il vino rimane il prodotto più diffuso e con la frequenza di consumo decisamente più alta di tutte le altre bevande alcoliche e vede uno dei cali più importante con un trend del -5% (-1.218 bevitori). In calo anche il trend dei liquori (-30%), dei distillati (-17%), dei cockail alcolici (-31%). Tengono invece i consumi di champagne, spumante e prosecco e quelli di aperitivi alcolici. Questi dati confermano una lieve ripresa dei consumi fuori casa, soprattutto nei ristoranti e nelle pizzerie, e continuano ad essere associati al cibo e alla socialità, in una parola allo “stile mediterraneo”.
L’export
Se da una parte i consumi interni presentano un andamento poco dinamico e fanno fatica a crescere, le esportazioni continuano a dare risultati soddisfacenti confermando il valore del prodotto Made in Italy. Il comparto vinicolo si conferma essere il settore a maggio vocazione all’export, seguito dalle acquaviti e liquori e dagli aceti. Nel 2015 l’Italia ha esportato vini e mosti per un valore pari a 5,5 miliardi di Euro (+4,8% sull’anno precedente) ed in volume 21 milioni di hl (-2,3%): gli Stati Uniti sono il mercato extra UE più premiante con 1,2 miliardi di Euro (+13,8%) e 3,2 miliardi di hl (+6,6%). In Europa invece la Germania si conferma primo mercato, immediatamente seguito dall’Inghilterra.
Gli spumanti continuano ad esprimere performance brillanti segnando un + 24,5% in quantità con 512 mila hl ed un + 28% in valore con 194 milioni di Euro. Risultati eccellenti in particolare in Germania (+4,6% in volume e + 2,9% in valore) e nel Regno Unito (+45,7% in volume e +51% in quantità).
I vini aromatizzati hanno presentato invece un rallentamento in valore (-12,6% con 148 milioni di Euro) e in volume (-12,3% con 991 mila hl). I vini aromatizzati raggiungono buoni volumi in Francia con 171 mila hl ed un valore di quasi 28 milioni di Euro ed in Germania con 166 mila hl e 20,4 milioni di Euro.
Contrazione anche per l’export di acquaviti di vino e di vinaccia in valore (-5,3% con 64.000 mila Euro) ed in volume (-1,4% con 76 mila ettanidri). Polonia, Romania e Ungheria paesi di sbocco interessanti che hanno registrato timide crescite.
Performance positive per gli aceti che hanno registrato crescita in valore (+1,1%) ed un lieve rallentamento in quantità (-1,4%) con 245 milioni di Euro e quasi 1,2 milioni di hl. Tra i mercati più importanti: la Germania con quasi 230 mila hl (+3,2%) ed in valore con quasi 43 milioni di Euro (+0,5), la Francia con 139 mila hl (-6,3%) e 20,6 milioni di Euro (+0,2%).
In ambito extra UE gli Stati Uniti importano aceti per un valore pari a 71,3 milioni di Euro (+7,2%) ed in volume 323 mila hl (-4,8%), l’Australia in valore 8,1 milioni di Euro (+4,7%) ed in volume 45 mila hl (+10,9%).
L’internazionalizzazione
In un contesto che vede importanti risultati sul fronte dell’export, Federvini ha ribadito l’importanza delle trattative aperte con i Paesi extra UE nell’ambito della politiche commerciali internazionali.
«Alcuni accordi si sono da poco conclusi e nel medio periodo acquisteranno piena efficacia - ha dichiarato il Presidente di Federvini. A partire dal 2017 entrerà in vigore l’accordo tra UE e Canada (CETA) che ha, al suo interno, un’importante sezione per il riconoscimento delle indicazioni geografiche europee, tutelate secondo i principi di difesa della proprietà intellettuale e una graduale rimozione dei dazi doganali. Di prossima attuazione anche l’accordo di libero scambio tra UE e Vietnam che, una volta approvato, aprirà alle aziende europee un mercato dall’enorme potenziale. Sul tavolo delle trattative rimane invece il TTIP - Transatlantic Trade Investment Partnership – con gli Stati Uniti. La controparte americana ha più volte ribadito la complessità nell’integrare le nostre tutele delle indicazioni geografiche con il proprio sistema normativo: noi continuiamo a sostenere l’esigenza dell’accordo senza far venire meno la tutela dei nostri capisaldi ed altrettanto interesse lo abbiamo nelle trattative con America Latina, Giappone ed India, mercati internazionali dalle grandi potenzialità».
Il testo unico e la promozione
Vivace è il contesto normativo nazionale al centro del quale si è posto il testo unico del vino e della vite, la cui approvazione è ancora in corso: «Le norme del testo unico - ha affermato il Presidente Boscaini - regoleranno la vita del settore negli anni a venire ed è per questo che invitiamo il Parlamento a dedicare la massima attenzione alle nuove regole affinché abbiano la massima flessibilità nel tempo ed evitino così di immobilizzare gli operatori e l’intero comparto. Ne abbiamo bisogno e non mancheremo di far sentire il nostro contributo ed il nostro supporto a questo testo normativo».
In tema di legislazione ha grande centralità la promozione nei mercati dei Paesi terzi operata con i fondi degli operatori e con il contributo della UE: «Il Governo ha chiesto agli operatori di alzare l’asticella dell’export mirando ai 7 miliardi di euro - ha commentato il Presidente di Federvini. Possiamo certamente raggiungere questo importante risultato, ma per far questo, abbiamo bisogno di una strategia e una politica nazionale che sostenga le necessità della filiera. A livello di negoziazioni europee, vorremmo vedere inserite alcune misure affinché il regolamento per la promozione nei mercati dei Paesi terzi risulti meno rigido e molto più attento alla realtà dei mercati».
I temi sociali
Pur nelle difficoltà della cornice economica nazionale che incide anche sulla voce di spesa dedicata alle bevande alcoliche, Federvini si è impegnata concretamente per rafforzare le tradizioni italiane di consumo, mettendo al centro il consumatore.
«I nostri prodotti esprimono innanzitutto valori qualitativi, non possiamo immaginare un prodotto di qualità consumato in modo non corretto - ha dichiarato Boscaini. Ed è per questo che alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato un progetto formativo congiunto insieme a Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi - per promuovere un servizio di somministrazione delle bevande alcoliche di qualità che possa garantire una esperienza di consumo altrettanto di qualità.
Il progetto dal titolo #Beremeglio intende, fra l’altro, contribuire attivamente alla prevenzione e al contrasto dei rischi collegati all’abuso di alcol attraverso azioni coordinate dell’intera filiera economica e, allo stesso tempo, rafforzare la cultura del bere bene e di qualità radicata tra i nostri consumatori. #Beremeglio è attualmente nella sua fase pilota nel territorio di Padova e provincia. I corsi sono iniziati a gennaio 2016, sono rivolti a 600 operatori e dureranno sei mesi. Federvini e Fipe hanno così firmato un patto per la qualità nel consumo fuoricasa delle bevande alcoliche con l’obiettivo di dare vita ad un progetto nazionale con l’avallo del Ministero della Salute».
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