Il 26 Ottobre, a Roma presso l’Abitart Hotel , s’è svolto il Convegno “Criticità ed opportunità per lo sviluppo sostenibile della filiera brassicola”, nel cui ambito si inserisce l’iniziativa “Birra verde” che ha l’obiettivo di ricostruire la struttura economico‐produttiva del comparto delle birre artigianali e incentivare processi di cooperazione tra gli attori della filiera, finalizzati al riutilizzo degli scarti generati dal processo produttivo in questione, nell’ottica di un approccio “zero waste” (come indicato nel Piano d’Azione dell’Unione Europea per l’economia circolare).
Il settore della birra artigianale è in forte espansione e segna una crescita esponenziale in termini economici; non a caso il collegato agricolo approvato di recente dà una definizione di birra artigianale e incentiva lo sviluppo della filiera del luppolo.
Ma se le potenzialità del settore sono alte, rimangono una serie di problematiche legate all’incentivazione e alla valorizzazione dei vari aspetti della filiera.
Tutti questi aspetti sono stati approfonditi e discussi nel convegno.
La birra artigianale, secondo le ultime stime, offre lavoro a circa 5mila under 35, con una crescita del +10% dell’export e una sostanziale stabilità dei consumi (29,2 litri annui pro capite). Nonostante i numeri in continuo crescendo, nel settore è forte l’esigenza d’innovazione e sostenibilità, con la necessità di arrivare a definire una filiera corta a Km 0 per una birra artigianale 100% “made in Italy”.
I primi risultati di “Birraverde” hanno evidenziato una serie di potenzialità e criticità legate alla valorizzazione della filiera brassicola.
Da un lato le necessità legate allo sviluppo delle coltivazioni cerealicole e del luppolo fresco, così come della sostenibilità ambientale del processo produttivo e dall’altro le opportunità connesse ai finanziamenti previsti dai Psr.
Una delle sfide principali per il settore è rappresentata dalla gestione, secondo un modello di economia circolare, degli scarti di produzione (trebbie, lieviti esausti e acque di processo) pari a circa il 90% delle materie prime utilizzate, che il Crea sta affrontando attraverso soluzioni già sperimentate dalla ricerca e pronte per il trasferimento alle imprese.
La possibilità ad esempio di recuperare e valorizzare le trebbie, attualmente conferite a titolo gratuito ad aziende zootecniche, attraverso la produzione di biochar o pellet per usi energetici, con aumento della redditività aziendale. Altra questione spinosa è rappresentata dalle acque di processo, attualmente scaricate in fogna o ritirate da aziende specializzate, che potrebbero essere recuperate e riutilizzate direttamente in azienda con un notevole risparmio sui costi di produzione.
Un’altra sfida per il settore è la realizzazione di birre a basso contenuto in glutine, utilizzando cereali quali il sorgo bianco per uso alimentare, il frumento monococco e il Tritordeum. L’impiego di queste materie prime potrebbe rappresentare l’occasione per lo sviluppo di una nuova filiera brassicola sostenibile, a forte connotazione territoriale, favorendo il recupero di aree rurali marginali per contrastare l’uso improprio del territorio e l’abbandono di aree coltivate.
(Fonti: ADKRONOS - www.crea.gov.it)
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