La riduzione delle accise sulla birra, contenuta nella nuova Legge di Bilancio, porterà da 3,04 euro per ettolitro per grado Plato a 3,02 l’accise prevista: pochi centesimi che, nell’ottica della legge, potrà agevolare il settore facendo risparmiare, si calcola, circa 5 milioni di euro all’anno.
Ma le reazioni su questa manovra pro settore non sono uguali per tutti.
Per Unioinbirrai, sicuramente l’industria godrà dello sgravio, ma non il mondo dei micro birrifici.
Di contro, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, soddisfatto, fa notare che la riduzione dell’accise potrà portare almeno 14 milioni di euro di imposte in meno in tre anni; per quanto riguarda i micro birrifici non si escludono ulteriori misure specifiche, anzi.
Davide Berselli, sul “Il Fatto quotidiano”, citando anche il malcontento espresso dal blog storico “Cronache di Birra”, scrive: “Di questi 4,8 milioni di euro di risparmio, non essendo stato previsto nessuno scaglionamento in base alla grandezza dell’impianto, i principali beneficiari risulterebbero invece i giganti del mercato (…) Al comparto della birra artigianale, quella galassia di microbirrifici e brewpub (674 secondo Assobirra, per una produzione 2015 di 438mila ettolitri) che hanno in ricercatezza, qualità e originalità le proprie stelle polari, finirebbero per lo sconto fiscale soltanto 122mila euro complessivi”.
La riflessione poi passa dai conti e dai numeri al più complesso sistema impresa: se da un alto si vede in Italia un fervore sul mondo della birra artigianale con un exploit di micro birrifici (dal 2012 al 2015 s’è passati da 407 a 674), dall’altro lato occupazione, capacità produttiva, consumi, non vedono la stessa crescita.
“Difficilmente - si legge - una politica fiscale può riuscire nell’intento non richiesto di definire un settore e i suoi segmenti, quando non ci sia chiarezza al suo interno (…) in Italia si beve poca, pochissima birra: assieme alla Francia, guarda caso un altro produttore d’eccellenza di vino, siamo al fanalino di coda per consumo pro capite, con 30 litri all’anno, di una classifica guidata da paesi che vantano una lunga e onorata tradizione brassicola, quali Repubblica Ceca, Germania e Austria. Salvo poi superare di gran lunga queste stesse realtà nel numero di micro birrifici: ne abbiamo tre volte più dei cechi, due della Spagna (che però produce il 250% in più di noi), e praticamente lo stesso numero della Germania. Un’offerta disgregata, sminuzzata (…)”.
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