Bilancio in chiaroscuro per il vino italiano che chiude il 2018 con una stima di crescita del +3,8% nell`export (6,2 miliardi di euro di prodotto tricolore esportato) ma con un calo di volumi del 9%, dovuto principalmente - spiegano gli analisti - alla scarsa vendemmia dello scorso anno. A rilasciare la stima sui dodici mesi di vendita è l`Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor in occasione del convegno di apertura del Wine2wine di Verona.
L`analisi di mercato rileva che la crescita positiva è dipesa principalmente dagli sparkling (prosecco in primis) che hanno un andamento positivo nei mercati come Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Russia e Svezia e limitano parzialmente i trend negativi di Giappone e Svizzera. Non buona invece la performance in Germania, dove la perdita tocca il 4,1% con un calo sia dei fermi imbottigliati che degli spumanti.
È segnalato inoltre che nel confronto diretto con i principali competitor, l`Italia realizza trend inferiori rispetto alla leader Francia (a 9,54 miliardi di euro, +4,8% a valore) e della Spagna, che supera la soglia dei 3 miliardi di euro (+5,2%).
«Oggi - ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio - il problema nel fare business all`estero è che l`Italia si presenta con troppi interlocutori che dicono cose e hanno esigenze diverse». «Servono - ha aggiunto - nuove regole di ingaggio valide per tutti con strumenti di comunicazione e promozione univoci. Domani parlerò con i colleghi ministri dello Sviluppo economico e degli Esteri per istituire un tavolo che costruisca una promozione unica del Wine&Food italiano».
«Ci apprestiamo a registrare per il 9° anno consecutivo un nuovo record nelle esportazioni di vino - ha affermato invece il presidente di Veronafiere Maurizio Danese - con una crescita stimata per il 2018 più che doppia rispetto all`export globale del prodotto Italia. Ma dall`analisi dei dati del nostro Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sono di più i motivi per rimboccarsi le maniche che per gioire, fatichiamo nei mercati chiave come Usa, Regno Unito, Canada, registriamo perdite in piazze storiche come la Germania e la Svizzera e cresciamo poco in Asia».
Fonte ANSA
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