Sia esso servito in uno Speakeasy, in un lussuoso lounge bar o magari in un locale per il divertimento, il bere miscelato, laddove propriamente preparato e non abusato può essere un drive davvero incomparabile per una serata all’insegna del divertimento e del buon bere.
Metto le mani avanti, il mio drink preferito è il Gin Tonic, lo adoro nel modo più assoluto, ma non disdegno di tanto in tanto uno Champagne Cocktail oppure un Milano-Torino. Insomma, sebbene il mio cuore rimanga del vino, di tanto in tanto non disdegno un buon bicchiere miscelato. La stagione estiva, nel modo più assoluto chiama un bere che sia quanto più possibile easy, giovane e veloce. Ergo... Ho cominciato quest’estate al Majestic Palace Hotel di Sorrento, il primo Dry Martini Bar in Italia di Giulia Rossano e Luca d’Orsi. Una struttura storica dell’ospitalità in Campania che sin dal 1967 ospita un lussuosissimo e meraviglioso Cocktail Bar.
Quest’articolo è stato da me fortemente voluto, pensato e ricercato e altresì studiato. La scelta della struttura stessa è stata guidata dalla lunghissima Cocktail List che conta oltre duecento ricette diverse, di cui 100 a base di Martini Dry. Ma dunque, il Cocktail in estate, perché? Beh, innanzitutto sin dagli anni cinquanta il bere miscelato nella stagione calda è assurto a must irrinunciabile, in primis in virtù della sua banale componente di temperatura. Molto spesso infatti gli spiriti, le basi, gli aromatizzanti, i coloranti ed i succhi vengono miscelati e serviti già freddi o con l’ausilio del ghiaccio, adoperando strumenti e tecniche che ne preservino il freddo. Pochi sono infatti i drinks che vengono serviti al di sopra dei 15°. Secondo un’indagine di Fipe Commercio inoltre, gli italiani nel 2019 sono arrivati a concedersi ben due aperitif drinks a settimana, con picchi che in estate sicuramente raggiungeranno nuovi apici.
La temperatura di servizio quindi è un primo determinante fattore che influenza moltissimo la scelta, ma un ulteriore elemento è rappresentato dalla possibilità di scelta. La varietà di opzioni e di componenti da combinare in un drink è virtualmente infinita, con innumerevoli possibilità di selezionare proposte Bio, Healthy o Organic. Il servizio di un drink, quale per esempio quello esperito al Majestic, improntato a un servizio più marcatamente d’antan. Uno dei più importanti mixologist del mondo, Javier De Las Muelas afferma che un cocktail bar può rappresentare quel luogo di incontro dove il rituale della conversazione può trasformarsi in un rapporto fra cliente e barman in cui proprio come un sarto, colui che serve può cucire addosso al cliente il drink perfetto, improntato in maniera assolutamente tailor-made.
Un’esperienza ancor più totalizzante quella del cocktail che nel bere ha da sempre assunto quel fascino nazional-popolare che fa storcere il naso agli amanti del genere “vino”. Personalmente reputo che riscoprire questo aspetto mi abbia veramente fatto ricucire un legame che sentivo di aver perso, più marcatamente meditativo, più multidimensionale, maggiormente sociale, tutte caratteristiche proprie del bere miscelato. Socialità, ricerca e convivialità, paradigmi essenziali di un mondo sempre più in espansione, nel quale le strutture di accoglienza, il lounge bar, il bartender, il fulcro nodale delle diverse esperienze trovano una collocazione più esatta, modellata sulle esigenze, sullo stato d’animo e sulle preferenze della clientela.
Fonte Huffington Post, articolo di
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