Attualità
19 Maggio 2022Il Presidente di Centromarca prevede possibili cambiamenti di business
In una recente intervista rilasciata a La Repubblica, Francesco Mutti, presidente di Centromarca, associazione che raccoglie duecento tra le imprese più importanti attive nel settore dei beni di largo consumo, ha espresso serie preoccupazioni per le conseguenze della guerra in Ucraina e le incertezze crescenti del quadro economico europeo. «Ci sarà una riduzione di spesa per i beni di largo consumo - come pronosticato anche da IRI, NdA - da parte delle famiglie italiane, perché fino ad oggi le imprese non hanno ancora scaricato a valle i costi sui consumatori» afferma.
Ed aggiunge: «negli ultimi due anni i consumi si sono modificati e, seppur con qualche iniziale difficoltà, le aziende hanno saputo rispondere in modo molto rapido. Nella parte finale del 2021, però, c'è stata una brusca crescita dei costi strutturali che ha portato a fenomeni inflattivi molto rilevanti. Questo processo di crescita dell'inflazione è stato ora ulteriormente accelerato dalla situazione internazionale, caratterizzata da incertezza ed instabilità. Dopo il primo tsunami legato alla crisi pandemica, il secondo tsunami generato dalla guerra può essere ancora più destabilizzante per intere filiere a causa dell'incremento dei costi energetici e del perdurare delle tensioni geopolitiche. Parliamo di un fenomeno mai visto prima che, dopo venti anni d'inflazione zero o quasi, sta creando molti problemi tra gli operatori perché non sanno come reagire a queste variazioni. Adesso ci sono intere filiere che rischiano di implodere e se questo accadesse, difficilmente potrebbero essere riattivate».
In questo quadro difficile, in cui qualcuno avanza l'ipotesi di stagflazione, servirebbe una maggiore sinergia tra industria di marca e grande distribuzione. «Tutti gli attori dovrebbero cercare di intensificare il dialogo per salvaguardare le filiere maggiormente minacciate dalla crisi» prosegue Mutti, convinto che occorra calmierare l'inflazione attraverso un plafonamento dei costi energetici, in primis quelli legati al gas, per dare la possibilità alle imprese di adattarsi alla nuova situazione di emergenza, oltre a ridurre l'iva sui prodotti di largo consumo. «Al nostro Paese è mancata una visione prospettiva di medio-lungo periodo sulle politiche energetiche. Le mire espansionistiche di Putin erano evidenti già da tempo ma non siamo stati in grado di diversificare le nostre fonti di approvvigionamento nel momento giusto».
Il business, inevitabilmente, subirà delle modifiche, anche sostanziali. «Ci sarà un'accelerazione del fenomeno del reshoring, ossia riportare all'interno di aree con maggiore tutela la fase produttiva in precedenza delocalizzata in altri Paesi» conclude Mutti.
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