Attualità
23 Agosto 2022Boccata d'ossigeno dopo il blocco delle forniture dall'Ucraina
Con un aumento record pari al 66%, l’olio di semi di girasole è il prodotto alimentare che ha fatto registrare in Italia il maggior incremento dei prezzi a causa del blocco navale dall’Ucraina da dove è arrivato quasi la metà (46%) delle importazioni nazionali per un totale di ben 260 milioni di chili, lo scorso anno.
La mancanza di olio di girasole si è fatta sentire in Italia dove è risultato introvabile sugli scaffali dei supermercati e numerose catene che sono state costrette a razionare le vendite mentre molte industrie alimentari hanno dovuto modificare le ricette dei proprio prodotti, sottolinea la Coldiretti.
L’olio di girasole, oltre alle classiche fritture, viene impiegato dall’industria alimentare per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili e la ripresa delle forniture può significare risparmi economici per le imprese costrette a rifornirsi con prodotti alternativi più costosi. La ripresa delle spedizioni è dunque destinata ad avere effetti anche sull’inflazione con i prezzi dei prodotti alimentari che sono aumentati in media del 9,6% a luglio, trainati proprio dagli oli di semi di girasole (+66%), dal burro (+31,9%) e dalla farina (+21,5%) che salgono sul podio dei prodotti maggiormente rincarati, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
Si tratta di alimenti che – prosegue la Coldiretti – risentono direttamente o indirettamente dal blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero determinato dall’invasione russa. Dalla ripartenza delle navi di cereali dell’Ucraina dipende l’arrivo in Italia di quasi 1,2 miliardi di chilli di mais per l’alimentazione animale per latte e carne, grano tenero e olio di girasole. L’Ucraina, infatti, con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle.
Il blocco delle forniture dall’Ucraina ha determinato preoccupazioni per gli approvvigionamenti ma anche forti rincari in una situazione in cui i costi di produzione nelle stalle italiane sono cresciuti del 57% secondo il Crea mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili).
«Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali» afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, aggiungendo che «serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici».
TAG: COLDIRETTI,ETTORE PRANDINI,GUERRA,INFLAZIONE,OLIO,OLIO DI GIRASOLE,RINCARI,UCRAINA
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