Economia
09 Settembre 2022Gli effetti dell'inflazione potrebbero farsi sentire in autunno
L’Istat ha recentemente stimato un aumento dell’indice della fiducia dei consumatori che ad agosto è tornato a salire dopo due mesi in calo, ricollocandosi ai livelli di giugno. Le imprese appaiono invece più “guardinghe” di fronte a uno scenario dominato dall’inflazione e della corsa del gas, facendo segnare all’indice una riduzione di oltre un punto (da 110,7 a 109,4), che tuttavia lo posiziona comunque agli stessi livelli registrati nel 2018, prima del rallentamento europeo e della pandemia.
L’ottimismo italiano sembra prevalere anche tra i consumatori francesi, portando l’indice a invertire la rotta dopo ben sette mesi consecutivi in discesa, pur restando molto al di sotto della media di lungo periodo. Analogamente, pure gli americani sembrano essere alimentati da uno spirito positivo: negli Stati Uniti l’indice sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan risulta pari a 58,2 punti, dopo i 51,5 di luglio e i 55,1 della lettura preliminare del mese in corso.
Per quanto riguarda le imprese nostrane, l’andamento dell’indice complessivo, come rilevato dall'Istat, scende per il secondo mese consecutivo – rispettivamente da 106,4 a 104,3 e da 103,9 a 103,3. Diverso invece il clima tra le imprese del commercio al dettaglio dove l’indice di fiducia sale per il quinto mese consecutivo e nel passaggio da luglio ad agosto guadagna 5 punti, da 108,5 a 113,5. Nel comparto la dinamica positiva delle aspettative e, soprattutto, dei giudizi sulle vendite si associa ad un aumento delle scorte di magazzino.
Le famiglie non hanno ancora mostrato lo stress legato all'inflazione ma si prevede che dopo la fine dei saldi e al capolinea della stagione turistica, emergerà inesorabile la perdita del potere d'acquisto.
Tuttavia, secondo Confcommercio, il fenomeno potrebbe avere dimensioni meno negative di quanto temuto. Quanto al pessimismo delle imprese, in particolare per quelle del manifatturiero e dei servizi di mercato, secondo l’associazione, oltre al caro energia, a pesare è anche il progressivo rallentamento di molte attività produttive dislocate a monte e a valle nelle catene internazionali di fornitura.
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