Attualità
19 Settembre 2022La GDO con le spalle al muro da insostenibili rincari, si teme per il comparto horeca
Come recentemente evidenziato da GS1 Italia analizzando il Rapporto Coop 2022, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della GDO sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno mentre l’inflazione alla vendita nello stesso periodo ha fatto segnare un valore di poco superiore al +9%.
A schizzare in alto sono soprattutto i prezzi all’acquisto dei prodotti basici, così l’olio di semi segna un +40,9%, quello di oliva un +33,1% e ancora la pasta (+30,9%, la farina +25,4%). Contemporaneamente, dopo lo tsunami energia che si è abbattuto anche sulla grande distribuzione, i costi energetici che nel 2019 valevano l’1,7% del fatturato sulla base dei future sull’energia si moltiplicheranno almeno per tre volte raggiungendo nel 2022 una incidenza del 4,7% e del 5,2% nel 2023.
Il drammatico incremento dei costi è tanto più preoccupante se si considera che il retail alimentare è un settore strutturalmente a bassa redditività, dove piccole variazioni dei margini possono seriamente compromettere la tenuta dei conti economici.
«Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie; i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi» dichiara Marco Pedroni, presidente Coop Italia.
«Non chiediamo aiuti di Stato ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia e di sostenere la domanda interna dei consumi. Ma è anche importante che Industria e Distribuzione pensino ad affrontare insieme il mercato di domani, perché se i dati che ci fornisce il Rapporto Coop raccontano il primo semestre di quest’anno, c’è motivo di credere che la corsa dei prezzi non si fermerà nei prossimi mesi».
C'è il rischio che le stesse problematiche possano interessare anche la distribuzione horeca? Attività come ristoranti e bar, ad esempio, navigano a vista con un'imponente spada di Damocle sulle teste, rappresentata dagli aumenti esponenziali di corrente elettrica e gas. Tuttavia si intravede una prima boccata d'ossigeno rappresentata, secondo le prime indiscrezioni, dal Decreto aiuti ter approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri. Il governo sembra aver accolto parte delle proposte fatte in queste settimane anche da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi.
«L’estensione del credito d’imposta alle imprese non energivore - commenta la Federazione - è un primo fondamentale passo per affrontare nell’immediato l’emergenza che stiamo vivendo. Avevamo anche chiesto di portare la percentuale di copertura dei costi extra al 50%, ma per ora pare che le risorse non permettano di andare oltre il 30%.
Dopo due anni di pandemia e di lavoro a singhiozzo, le imprese della ristorazione sono di nuovo in gravissima difficoltà a causa dell’impennata dei costi dell’energia, delle materie prime e di un’inflazione fuori controllo. Ci auguriamo dunque che il prossimo governo prenda subito di petto la questione energetica intervenendo urgentemente con ulteriori misure».
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