Attualità
03 Agosto 2022A ridursi, in poco meno di un quarantennio, sono le aziende a conduzione familiare
Il settimo Censimento dell'Agricoltura presentato dall'Istat lascia emergere un dato importante: in un arco temporale di 38 anni, l'agricoltura nostrana si è ridotta nel numero delle aziende. A sparire sono infatti due aziende su tre ma nel contempo la loro dimensione media è raddoppiata e la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda.
Aziende agricole in calo in tutte le regioni, soprattutto al Centro-sud
La segmentazione territoriale delle aziende agricole attualmente disponibile si basa sull’attribuzione di ogni azienda alla regione o alla provincia autonoma in cui è localizzata la sede legale o il centro aziendale dell’azienda stessa. Tale aspetto non influisce sull’attribuzione regionale dei terreni agricoli per le aziende unilocalizzate o plurilocalizzate se con terreni tutti localizzati nella stessa regione o provincia autonoma.
La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro nell’intera penisola. Infatti, tra il 2020 e il 2010 il numero di aziende agricole scende di almeno il 22,6% (il caso della Sardegna) in tutte le regioni, ad eccezione delle province autonome di Bolzano/Bozen (-1,1%) e di Trento (-13,4%) e della Lombardia (-13,7%).
Il calo più deciso si registra però in Campania (-42,0%). Nel decennio la riduzione del numero di aziende è maggiore nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%) mentre nelle altre ripartizioni geografiche si attesta sotto la media nazionale. La dinamica delle superfici agricole utilizzate è molto più variegata. A fronte di una flessione del 2,5% in media nazionale, la SAU cresce in otto regioni (Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Puglia, Sardegna) mentre tra quelle dove si registra una riduzione, oltre alle due province autonome spiccano la Toscana (-15,2%) e la Basilicata (-11,1%). Nel complesso, le superfici si riducono meno nel Nord-est (-1,7%) e nel Nord-ovest (-2%) e risultano in lieve crescita nelle Isole (+1,4%).
Cresce l’importanza della manodopera non familiare
Il Censimento, pur confermando la predominanza della manodopera familiare rispetto a quella non familiare, evidenzia più marcatamente rispetto al passato l’evoluzione dell’agricoltura italiana verso forme gestionali maggiormente strutturate, che si avvalgono anche di manodopera salariata.
Questo fenomeno è una conseguenza di quanto già osservato riguardo l’evoluzione delle forme giuridiche delle aziende agricole. Sebbene, infatti, anche nel 2020 la manodopera familiare sia presente nel 98,3% delle aziende agricole (dal 98,9% nel 2010) e la forza lavoro complessiva sia diminuita rispetto a dieci anni prima (-28,8% in termini di persone e -14,4% in termini di giornate standard lavorate10), l’incidenza del lavoro prestato dalla manodopera non familiare aumenta significativamente. Infatti, nel 2020 rappresenta il 47,0% delle persone complessivamente impegnate nelle attività agricole (quasi 2,8 milioni), a fronte del 24,2% del 2010 (con una crescita, quindi, di 22,8 punti percentuali), e con un’incidenza del 32% sul totale di circa 214 milioni di giornate standard lavorate. Coerentemente con tale tendenza, nel decennio cresce la percentuale di aziende nelle quali è presente manodopera non familiare (da 13,7% a 16,5%).
Meno donne tra la manodopera ma cresce il peso femminile a livello manageriale
La presenza femminile nelle aziende agricole, nel complesso, diminuisce rispetto a dieci anni prima. Nel 2020 le donne sono il 30% circa del totale delle persone occupate contro il 36,8% del 2010. Tuttavia, l’impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile aumenta di più rispetto a quello maschile (+30,0% contro +13,9%) in particolare, tra la manodopera familiare (+54,7%) rispetto a quella non familiare; in quest’ultimo caso la variazione per le donne è negativa (-6,5%). All’interno delle aziende agricole si è invece consolidata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale, fenomeno rilevato anche da altre indagini nel corso del decennio. I capi azienda sono donne nel 31,5% dei casi (30,7% nel 2010).
In merito alla digitalizzazione infine c'è ancora molto da fare. Come rilevato dall'Istat, il settore agricolo italiano è solo marginalmente approdato alle tecnologie digitali. Nel decennio, l’incremento della digitalizzazione ha interessato tutte le regioni italiane, contribuendo a ridurre le disparità regionali. Il numero di aziende agricole digitalizzate è quasi triplicato in media (+193,7%) e quadruplicato in Calabria e Sardegna. La crescita della diffusione di attrezzature informatiche e digitali nelle aziende agricole è stata molto più intensa al Sud (+247,0%), nelle Isole (+241,9%) e nel Nord-est (+205,5%), mentre nelle altre ripartizioni geografiche si è mantenuta sotto la media nazionale.
Nonostante questo incremento generalizzato, la distribuzione territoriale delle attrezzature informatiche continua a penalizzare il Sud (solo il 6,7% delle aziende informatizzate è localizzato in tale ripartizione) e le Isole (10,3%) che tuttora soffrono di un forte divario rispetto al Centro (16,1%), al Nord-ovest (32,9%) e soprattutto al Nord-est (33,5%), trainato dalle province autonome di Trento (52,8%) e Bolzano (60,8%).
Per le aziende che svolgono anche altre attività remunerative connesse a quelle agricole, l’incidenza della digitalizzazione è pari al 61,7%: tra queste, le più informatizzate sono le unità agricole che svolgono attività di agriturismo (69,3%), agricoltura sociale (71,5%) e fattoria didattica (76,6%). La presenza di computer e/o altre attrezzature informatiche o digitali è molto più diffusa nel caso di aziende che praticano sia attività agricola sia attività zootecnica (26,1%) rispetto alle aziende con solo allevamenti (18,4%) e soprattutto a quelle che svolgono esclusivamente attività agricola (13,1%).
Dal punto di vista dell’utilizzo prevalente dei terreni agricoli, sono le aziende che coltivano prati permanenti e pascoli a essere più informatizzate, con un’incidenza del 22,4%, seguite da quelle con seminativi (17,8%) e con coltivazioni legnose agrarie (12,3%). Le aziende agricole che coltivano prevalentemente orti familiari sono chiaramente quelle in cui la digitalizzazione è meno diffusa (9,8%).
Il report completo è disponibile qui
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