Economia
25 Novembre 2022L'Istat mette nero su bianco il crollo del valore aggiunto delle imprese dell’industria e dei servizi
Nel 2020 le imprese attive nell’industria e nei servizi di mercato sono 4,3 milioni e occupano 16,6 milioni di addetti (-1,7% sul 2019), di cui 12 milioni di dipendenti (-1,8%). Il settore dei servizi include il 79,5% delle imprese, occupa il 67,3% degli addetti e produce il 56,4% del valore aggiunto totale; è anche quello che registra la perdita occupazionale maggiore (-2,3% sul 2019). Le costruzioni assorbono l’11,5% delle imprese e l’8,2% degli addetti e producono il 6,9% del valore aggiunto totale: è l’unico settore in cui l’occupazione cresce nell’anno (+2,7% sul 2019). Infine, l’industria in senso stretto con il 9,0% delle imprese attive occupa però il 24,5% degli addetti (-1,4% sul 2019) e realizza il 36,8% del valore aggiunto totale.
La quasi totalità delle imprese (95,2%) ha meno di 10 addetti che complessivamente occupano il 43,8% degli addetti. Questo segmento di imprese realizza anche il 26,8% del valore aggiunto totale. All’opposto, le imprese con 250 addetti e oltre sono solo lo 0,1%, con il 23,5% degli addetti e il 35,6% del valore aggiunto. Le imprese con 10-249 addetti (4,7% del totale) che realizzano il 37,6% di valore aggiunto e occupano il 32,7% degli addetti, registrano un calo di occupazione più alto della media, con una riduzione di 6,3% nella classe 10-19 addetti, di 5,1% nella classe 20-49 addetti e di 2,0% nella classe 50-249 addetti.
Il 3,6% delle imprese (153.302) è organizzato in strutture di gruppo (100.615), con oltre 5,9 milioni di addetti (-0,9% sul 2019). Il 2,2% delle imprese organizzate in gruppo ha 250 addetti e oltre, occupa il 59,7% degli addetti e produce il 59,4% del valore aggiunto dei gruppi. L’occupazione rimane quasi stabile nei gruppi multinazionali (-0,2% sul 2019) mentre si riduce dell’1,8% nei gruppi domestici.
Si riduce la dimensione media delle imprese appartenenti a gruppi, da 39 addetti nel 2019 a 38,6 nel 2020, contro i 3,9 del totale delle imprese (4 nel 2019). Particolarmente significativa risulta la dimensione delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali, che oscilla tra una media di 100,9 addetti per le imprese di gruppi con governance estera e 125,6 per quelle con governance italiana. Di contro, la dimensione dei gruppi domestici è di 20,4 addetti.
Crollo del valore aggiunto dopo sei anni di crescita
Nel 2020, dopo sei anni di crescita, il valore aggiunto diminuisce del 10,5% rispetto all’anno precedente, il margine operativo lordo del 13,0%, il fatturato dell’11,3% e il costo del lavoro dell’8,3%. Valore aggiunto e fatturato risultano in calo anche per le imprese organizzate in gruppi (rispettivamente -9,5% e -11,7%): queste generano il 57,3% del valore aggiunto e il 63,0% del fatturato totale.
La flessione del valore aggiunto è più elevata per le classi dimensionali centrali: -10,6% nella classe 0-9 addetti, -15% in quella 10-19, -13,1% nella classe 20-49, -7,9% nella classe 50-249, -9,7% nella classe 250 addetti e oltre. Tale dinamica eterogenea è spiegata dalla variabilità dei tassi di flessione di fatturato e costi intermedi che si registra nelle varie classi dimensionali.
La distribuzione delle imprese per classe di addetti è sostanzialmente diversa tra le imprese appartenenti a gruppi e non, e lo è ancora di più la distribuzione degli addetti, del fatturato e del valore aggiunto. Se tra le imprese non appartenenti a gruppi le micro-imprese occupano il 66,0% degli addetti e le grandi imprese il 3,5%, nei gruppi le grandi imprese occupano il 59,7% degli addetti e le microimprese solo il 3,8%. Analoghe differenze emergono per le distribuzioni di fatturato e valore aggiunto.
Le variazioni del valore aggiunto, fatturato e margine operativo lordo sono più elevate nei gruppi di grande dimensione, con oltre 5mila addetti (rispettivamente -11,8%, -17,8%, -24,0%), mentre subiscono variazioni minori i gruppi di piccola dimensione con 0-19 addetti (rispettivamente -7,5%, -7%, -7,7%).
Il settore delle costruzioni è il meno colpito dalla crisi
Nei servizi il valore aggiunto diminuisce del 12,4%, il margine operativo lordo del 15,7% e i costi del personale del 9,4%. In grande sofferenza le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione che perdono il 51,0% del valore aggiunto e il 79,6% del margine operativo lordo, con una riduzione del 36,8% dei costi del personale. Il 3,1% delle imprese dei servizi fa parte di un gruppo, occupa il 31,6% degli addetti del settore e il 46,4% dei dipendenti e realizza il 51,3% del valore aggiunto dei servizi (-11,8% sul 2019).
L’industria in senso stretto subisce una perdita minore rispetto ai servizi, con una diminuzione dell’8,8% del valore aggiunto, del 10,6% del margine operativo lordo e del 7,3% del costo del lavoro. L’8,1% delle imprese del settore è organizzato in strutture di gruppo che impiegano il 53,1% degli addetti e il 59,2% dei dipendenti e realizzano il 71,8% del valore aggiunto del settore (-7,5% sul 2019).
Nel comparto delle costruzioni la diminuzione del valore aggiunto, del margine operativo lordo e del costo del lavoro è più contenuta (rispettivamente -3,4%, -0,7% e -5,3%). Il 3,2% delle imprese del settore è organizzato in strutture di gruppo, occupa il 16,9% degli addetti del settore e il 26,6% dei dipendenti e realizza il 28,3% del valore aggiunto del settore (+0,8% sul 2019). La produttività apparente del lavoro si riduce drasticamente nel settore dei servizi (-10,3% sul 2019), a confronto di una riduzione del 7,5% nell’industria in senso stretto e del 6% delle costruzioni. L’appartenenza al gruppo non agevola le imprese del settore dei servizi (-10,5% sul 2019) e dell’industria in senso stretto (-7,3% sul 2019), mentre aiuta le imprese che operano nelle costruzioni (-2,5% sul 2019).
La produttività, in generale, è maggiore per le imprese appartenenti a gruppi (oltre 71mila euro contro i quasi 30mila delle imprese indipendenti) anche considerando la suddivisione in classi di addetti. In particolare, lo scarto si amplia nelle micro-imprese dove l’indicatore per quelle in gruppi è più del triplo di quello delle imprese non appartenenti a gruppi (92mila euro contro 25mila 200 euro).
Sempre rilevante l’apporto dei grandi gruppi multinazionali
Le imprese appartenenti a gruppi risultano più produttive di quelle indipendenti: il valore aggiunto per addetto, ossia l’indicatore che rappresenta la produttività apparente del lavoro, ammonta a 71mila 500 euro ed è 1,6 volte maggiore di quello delle imprese nel complesso (44mila 500 euro). La produttività media delle imprese organizzate in gruppi arresta la sua crescita rispetto agli anni passati, registrando un decremento dell’8,7% rispetto al 2019. Influenzata dalla dimensione del gruppo, la produttività raggiunge il valore più alto nella classe dei gruppi con oltre 5mila addetti (72mila 700 euro) e supera i 97mila euro nei gruppi con oltre 10 imprese attive, con flessioni rispettivamente del dell’11,2% e 13,7%.
I gruppi multinazionali presentano infatti migliori performance, con una produttività pari a 85mila 600 euro in quelli con governance estera e 84mila 900 euro in quelli con governance italiana, mentre la performance si riduce nei gruppi domestici (53mila euro). Rispetto al 2019 la produttività scende di più nei gruppi multinazionali (- 9,8%).
Il costo del lavoro per dipendente nelle imprese appartenenti a gruppi è più elevato di quello delle imprese nel complesso (44mila euro nei gruppi contro 34mila 400 euro del dato medio nazionale), ma registra nel 2020 un decremento dello 4,9%, più contenuto nei gruppi multinazionali, di grandi dimensioni e con strutture complesse. Il costo del lavoro per dipendente raggiunge 52mila 900 euro nelle multinazionali con governance estera, 48mila 200 euro in quelle con governance Italiana e 35mila 600 euro nei gruppi domestici.
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