Attualità

06 Maggio 2022

Futuro dei beni di largo consumo, le ipotesi di IRI

Dinamiche sconvolte da pandemia e guerra, le imprese riducono promozioni e i consumatori spendono meno


Futuro dei beni di largo consumo, le ipotesi di IRI

Il conflitto russo-ucraino ha stravolto le aspettative che si nutrivano per il 2022, generando una forte incertezza in praticamente tutti i settori, compresi quelli dell'industria di marca e della distribuzione. Gli analisti avevano parlato di evento transitorio in relazione all'aumento dei costi delle materie prime e della spinta inflazionistica, ma adesso la situazione si rivela differente.

Nel recente webinar “L'evoluzione del Largo Consumo fra due eventi epocali in un biennioAngelo Massaro, general manager di IRI, a tal proposito ha detto che «in due anni il panorama del retail è cambiato: la caduta dei consumi fuori casa, lo spostamento dei consumatori verso diversi canali distributivi, in particolare il discount e l’e-commerce, l’andamento a singhiozzo della pressione promozionale sono il lascito del periodo pandemico. Con la crisi bellica la parola chiave è diventata inflazione, con effetti negativi sulle aspettative di imprese e consumatori, le prime spinte a rivedere i piani di sviluppo, i secondi pronti a elaborare una reazione».

La maggioranza delle famiglie italiane è stata costretta a rivedere i budget destinati alla spesa, optando per prodotti meno costosi e passando a canali come il discount, che garantirebbero una convenienza maggiore sul totale dello scontrino.

«A partire dalle ultime settimane di marzo la convenienza ha preso il sopravvento con una minore propensione alle scorte, a causa della minore pressione promozionale e, dopo gli anni precedenti in cui il “trading up” si era orientato verso i prodotti premium e suprepremium, il fenomeno emergente è quello del trading down, di una riscalatura verso il basso del carrello della spesa e gli acquisti si riconcentrano verso il mainstream», spiega ancora Massaro.

«Tuttavia la Distribuzione moderna sta facendo il possibile per contenere il trasferimento degli aggravi di costi comprimendo i margini, diradando la frequenza delle promozioni, mettendo l’accento sulla convenienza dell’intero carrello. A ciò si aggiunge l’inasprimento della concorrenza orizzontale tra formati diversi. Dal 2019 undici punti di quota di mercato sono passati da un’insegna all’altra, con un aumento della concentrazione: i primi cinque gruppi rappresentano oggi quasi il 57% della quota di mercato ( 6 punti in più), controbilanciata dall’espansione del discount: i primi cinque hanno una quota del 17% e tre catene sono nella top ten della Distribuzione con un incremento di 2,5 punti di quota di mercato».

«Le attese per il 2022 prevedono alta inflazione e contrazione dei volumi la cui intensità dipenderà dalla combinazione tra quanta parte degli aumenti di costo potranno essere trasferiti sullo scaffale e in quale misura le promozioni potranno essere riportate su livelli precedenti. In entrambi i casi i consumatori continueranno a operare le scelte di mix e di canale più opportune a salvaguardare il proprio budget di spesa» conclude Massaro.

TAG: ANGELO MASSARO,INFLAZIONE,IRI,RICERCHE,STUDI

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