Attualità
05 Maggio 2022Sul futuro pesano però diverse incognite e il primo trimestre del 2022 ha già registrato segnali di rallentamento
Dopo l’annus horribilis nel 2020, il 2021 ha mostrato segnali di ripresa per l’economia italiana con effetti positivi anche per il mercato dei soft drinks. Nello specifico, nel 2021 i consumi di bevande analcoliche in Italia sono tornati a crescere, raggiungendo i 28,3 milioni di ettolitri (+8% rispetto al 2020).
Sono queste alcune delle evidenze contenute in “I soft drinks in italia: status, nuove sfide & scenari evolutivi per il settore”, il nuovo studio realizzato da Nomisma per Assobibe, l’Associazione Italiana Industrie Bevande Analcoliche, e presentato in occasione dell’Assemblea Generale di Assobibe all’interno di Cibus 2022.
NEL 2021 IL MERCATO DELLE BEVANDE ANALCOLICHE È TORNATO A CRESCERE
A trainare la risalita del mercato delle bevande analcoliche è stata principalmente la ripresa dell’horeca (+30% rispetto al 2020) grazie al venir meno delle restrizioni e al ritorno delle occasioni di socialità. Secondo i dati NielsenIQ, nel 2021 sono cresciute anche le vendite di soft drinks in GDO (+1,7% vs 2020 a volume) grazie in primis a bevande piatte, bibite per la mixology e sport/energy drinks. Si sono invece ridotte nel complesso le vendite di bevande gassate (-0,8% rispetto al 2020).
LA RIPRESA DELL’ECONOMIA ITALIANA È MESSA A DURA PROVA DAL CONFLITTO IN UCRAINA E DAI CRESCENTI PREZZI DELLE MATERIE PRIME
Da fine del 2021 si sta assistendo ad una crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime energetiche (es. +592% per il gas naturale e +77% per il petrolio a marzo 2022 rispetto a marzo 2021), un forte danno per l’Italia alla luce dell’elevata dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti (in primis dalla Russia). I rincari riguardano anche il food: a marzo 2022 l’Indice dei prezzi alimentari della FAO ha raggiunto i livelli più alti di sempre: 159,3. L’aumento dei costi delle materie prime energetiche e agricole, dei metalli (tra cui l’alluminio), degli input produttivi e dei trasporti unitamente alle difficoltà di approvvigionamento e ai rallentamenti nella logistica stanno mettendo a dura prova l’operatività delle imprese italiane, un fenomeno che coinvolge anche le imprese dell’alimentare e delle bevande e i comparti funzionali al settore (es. packaging e distribuzione).
IL 2022 VEDE DEI SEGNALI DI RALLENTAMENTO PER IL MERCATO DEI SOFT DRINKS
La crescita dei prezzi di beni e servizi sta impattando anche sulle famiglie italiane: secondo l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma, 4 italiani su 10 sono preoccupati dell’inflazione tra caro bollette/benzina e aumento dei prezzi di alimenti e altri beni. A causa di tale scenario, i primi mesi del 2022 vedono dei segnali di rallentamento per il mercato dei soft drinks in GDO: nel complesso i volumi venduti calano del 3,6% nel I trimestre 2020 vs 2021, mentre i valori restano pressoché stazionari in virtù di un incremento dei prezzi medi (fonte: NielsenIQ).
QUALE FUTURO PER IL MERCATO DELLE BEVANDE ANALCOLICHE IN ITALIA NEI PROSSIMI 3 ANNI?
Nel prossimo futuro sul mercato italiano dei soft drinks pesano diverse incognite tra incertezza del quadro economico, possibili nuove chiusure per l’horeca per via del covid e l’entrata in vigore della sugar tax nel 2023.
“Sulla base dell’attuale scenario che vede un rallentamento dell’economia, un’inflazione crescente e una frenata dei consumi, per il 2022 si prevede un lieve calo dei consumi di soft drinks (-0,4% vs 2021) e poi una lieve ripresa nel 2023-2024 anche se saremo ancora al di sotto dei livelli pre-covid. La contrazione nel 2022 è destinata ad accentuarsi se si ipotizza una ripresa dei contagi dopo l’estate e nuove restrizioni per il canale Horeca nel periodo ottobre-dicembre, nel 2022 si potrebbe assistere ad una contrazione del 2,3%” dichiara Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager di Nomisma che ha curato lo studio per Assobibe.
“Con l’introduzione della Sugar Tax i consumi subiranno una forte flessione vista l’elevata sensibilità dei consumatori italiani al fattore prezzo (soprattutto per i consumi domestici): nel complesso, con la Sugar Tax il mercato nel 2023 si dovrebbe contrarre del 12% rispetto al 2022 e di ben il 17% se lo si confronta con lo scenario pre-pandemico (2019)”, conclude Di Faustino.
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